Il Viminale avvisa: adesso attenti al rischio del ribellismo giovanile
Francesco Grignetti
ROMA. Al ministero dell’Interno sono ormai diciotto mesi che si scrutano le piazze. Da quando è iniziata la pandemia, tutte le antenne della polizia si sono alzate. E naturalmente le manifestazioni di questi giorni, contro il Green Pass, non sono state sottovalutate. Anzi. Ma con le cautele del caso. Perché – spiegano – una mossa sbagliata nella gestione dell’ordine pubblico può causare danni irreparabili.
La giornata di ieri, ad esempio, con tantissime manifestazioni in giro per l’Italia, è archiviata con una certa soddisfazione. Ci sono state tensioni a Pescara. Un accenno di corteo non autorizzato a Roma, lungo via del Corso, è stato immediatamente congelato, e poi sfociato in un piano B verso la Rai. Intemperanze verbali a Genova e altrove. Ma il variegato mondo dei no-vax e dei no-mask, che ora si sta coagulando sul rifiuto del Green Pass, sostanzialmente ha potuto manifestare il suo dissenso, e pazienza se non sono state rispettate le norme sanitarie sul distanziamento sociale. Quel che conta, al Viminale, è che tutto sia filato abbastanza liscio.
Certo, la presenza dei gruppi extraparlamentari di estrema destra non è passata inosservata. Ma era nel conto. Così come le loro rivalità, che vedono CasaPound contrapporsi a Forza Nuova. «È almeno un anno – si dice – che dall’estrema destra tentano di cavalcare la tigre del disagio sociale e della rabbia. Finora però hanno avuto un ruolo sempre marginale».
La lettura dei fatti è quindi questa: nella società c’è una frangia di riottosi alle prescrizioni sanitarie, di cospirazionisti vari, di irriducibili no-vax. Questa frangia si sta agitando sempre più, mentre la stragrande maggioranza degli italiani risponde ordinatamente agli appelli. Succede anche in altri Paesi europei o negli Stati Uniti. Ed è fisiologico che sia così. Da noi, anzi, sono molto meno che altrove, non hanno la stessa forza, e sono meno aggressivi.
A qualcuno di essi, piacerebbe tanto emulare quel che accadde a Parigi con i gilet gialli o anche a Londra, Amsterdam, in Germania. Appena poche settimane fa, a Kassel, una città tedesca di appena duecentomila abitanti, ben ventimila no-vax sono scesi in piazza a protestare e in tanti si sono scontrati con la polizia. A Parigi, ieri, contro il Green Pass nella versione dura macroniana, erano in tantissimi.
Questa piazza, dunque, che viene definita «eterogenea», resta un brodo di coltura. Il timore più grande, come accadde qualche mese fa con la manifestazione dei ristoratori a Roma e a Firenze, che protestavano per i ritardi nei ristori, è l’infiltrazione di gang giovanili. Era accaduto un anno fa anche a Napoli. E s’è visto con una clamorosa giornata di tafferugli a Torino. Succede infatti che in piazze rumorose ma pacifiche, si infilino altre presenze. «C’è un ribellismo giovanile – dicono al Viminale – che non vede l’ora di venire alle mani».
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