Salvini e Meloni, carissimi nemici

AMEDEO LA MATTINA

Il rapporto tra i carissimi nemici non ha mai toccato un punto così basso. Giorgia Meloni dalla sua postazione politica stabilmente all’opposizione e costantemente in crescita nei sondaggi guarda, con una certa goduria, Matteo Salvini dibattersi tra le scudisciate di Mario Draghi («l’appello a non vaccinarsi è un appello a morire») e il dissenso di una parte dell’opinione pubblica e delle attività commerciali che scende in piazza contro la «dittatura sanitaria» del green pass. I due dioscuri del centrodestra, che da soli totalizzano oltre il 40% dell’elettorato, marciano e colpiscono divisi, non hanno più molti contatti diretti da quando FdI è stata esclusa dal Cda Rai, portando Meloni a sostenere che in Italia c’è un problema di democrazia e si vuole silenziare l’unica vera opposizione rimasta in Parlamento. A fare da sponda alla Lega c’è FI che al vertice di viale Mazzini ha messo una sua donna, Simona Agnes, e non intende mollare la presidenza della commissione di Vigilanza Rai guidata da Alberto Barachini. E ciò nonostante lo stesso Silvio Berlusconi abbia detto pubblicamente e in maniera riservata alla leader di FdI che bisogna superare tutte le incomprensioni per tenere unito il centrodestra.

«Ma cosa pretende Giorgia – attaccano gli azzurri – con il 5% in Parlamento vuole impedire a un partito come il nostro, che ha più parlamentari del Pd, di essere rappresentati nel Cda della Rai? Lei capitalizza consensi stando all’opposizione, noi capitalizziamo in maggioranza». Intanto, raccontano fonti interne alla Rai, Salvini sta facendo chiamare tutti quei giornalisti e funzionari che a Saxa Rubra erano passati nell’area di FdI quando Giampaolo Rossi, in quota FdI nel Cda, era «il vero amministratore delegato» dell’azienda.

È una guerra di trincea quella tra i due carissimi nemici. «Con la differenza – spiegano fonti autorevoli della Lega – che Giorgia sta nella comoda posizione dell’opposizione mentre noi abbiamo le mani legate dalla responsabilità di tenerci in equilibrio in questo governo e in questa maggioranza». Ma Salvini non intende farsi cuocere a fuoco lento, anche perchè avverte che attorno a sè qualcosa è cambiato. Anche nel partito. Così ha dato il via libera a tutti gli esponenti e parlamentari a scendere in piazza contro la «dittatura sanitaria» del green pass. Il leader della Lega si è messo in una linea d’ombra, al confine tra maggioranza e opposizione dopo lo «schiaffo» di Mario Draghi sui vaccini. Quell’accusa di mettere a rischio la vita di chi non si vaccina «ha fatto traboccare il vaso», assicurano nel Carroccio dove cresce l’insofferenza per la delegazione ministeriale. «I nostri ministri – spiegano esponenti di primo piano – sono troppo appiattiti su Draghi. Sul green pass non possiamo essere schiacciati alle posizioni di Speranza». Ma il problema per il Carroccio è che il premier non si lascia dettare la linea del ministro della Salute: è convinto delle cose che decide, che tanto dispiacere arrecano a Salvini. Il quale vede crescere il malessere tra i suoi dirigenti, ma soprattutto nella sua base elettorale.

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