Olimpiadi, Paltrinieri più forte anche della malattia. «L’argento? Un miracolo»

di Arianna Ravelli, inviata a Tokyo

Nuoto, Gregorio Paltrinieri a Tokyo conquista la medaglia più sofferta (dopo la mononucleosi che gli ha impedito anche di allenarsi): «Passare da sentirsi come un Dio alle retrovie è dura. Ma ho tenuto duro»

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Se le medaglie si pesano, l’argento di Gregorio Paltrinieri negli 800 metri entra di diritto tra le medaglie più pesanti delle Olimpiadi di Tokyo e non solo. Di sicuro tra le più emozionanti. Forse persino più dell’oro di Rio nei 1500. «Quella medaglia era così attesa, che quando è arrivata ho detto: ok, non me la sono neanche goduta tanto. Questa invece è stata totalmente inaspettata, avevo solo sensazioni negativi, non trovavo un appiglio. E invece sono qui con l’argento».

Medaglia d’argento

Un’impresa commovente per la forza mentale e il coraggio messi in vasca, e per il messaggio di speranza che regala all’Olimpiade delle fragilità esibite. Fermo ai primi di giugno per la mononucleosi, con una fastidiosa febbre serale e le placche in gola, due settimane senza vedere una piscina nel momento cruciale della preparazione, altre due in cui poteva nuotare solo ad andamento lentissimo («un paio di vasche e poi dovevo mangiare delle fette biscottate per reintegrare»), Greg quando arriva al blocco della corsia otto dove l’ha relegato una batteria faticosissima («sono stato super fortunato a entrare per pochi decimi»), ha una sola opzione: dare tutto. Senza calcoli o strategie. E senza più il ruolo di favorito che avrebbe avuto cucito sul costume se non si fosse ammalato.

La gara a Tokyo

Così Greg parte subito a razzo: in testa ai 100 in 55’’15, ai 200 in 1’52’’86. I suoi rivali storici, l’ucraino Romanchuk e il tedesco Wellbrock forse sono spiazzati, forse non lo vedono là in fondo dov’è. Fatto sta che ai 300 Greg allunga ancora in 3’50’’55. Ci si aspetta una risposta dagli altri, ci si aspetta che vadano a prenderlo e che Paltrinieri crolli.

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