Mattarella alla cerimonia del Ventaglio: «È il virus che limita la libertà. Le riforme? Non si può fallire»
di Marzio Breda
Il presidente della Repubblica richiama al dovere di immunizzarsi: negli spazi comuni non si può affermare che il vaccino non entra
Dicevano che non avrebbe parlato di politica e si sarebbe limitato al tema della pandemia. Ma cosa c’è di più politico del memorandum sul Covid inviato da Sergio Mattarella al popolo no-vax, che scende in piazza e incalza i partiti, mischiando negazionismo e isteria catastrofista? Nulla. Specie oggi che il governo Draghi sta per prendere nuove misure anti-virus. Un incubo «che non è ancora alle nostre spalle» — avverte il presidente — e contro il quale, «con uno sforzo straordinario di collaborazione globale», sono stati individuati «due filoni» per incamminarci verso l’uscita dalla crisi. Il primo è la campagna di vaccinazione. Il secondo è «la scelta di mettere in campo ingenti sostegni pubblici per contenere le conseguenze delle chiusure e dei distanziamenti a livello economico, produttivo e occupazionale».
Il doppio binario
Ed è appunto su questo doppio binario che Mattarella si concentra nel suo messaggio al Paese (durante la cerimonia del Ventaglio), con un netto sostegno agli sforzi di Draghi. Anzi, riprendendo proprio i temi dell’incarico al premier, sui quali si è formata una maggioranza che sta purtroppo ricominciando a occuparsi d’altro. Ricorda che il virus è mutato, «si sta rivelando ancora più contagioso» e «solo grazie ai vaccini siamo in grado di contenerlo». Il vaccino, spiega, «non ci rende invulnerabili, ma riduce grandemente la possibilità di contrarre il virus, la sua circolazione e la sua pericolosità». Ecco la ragione principale per la quale «la vaccinazione è un dovere morale e civico». Infatti, puntualizza il capo dello Stato, «nessuna società è in grado di sopportare un numero di contagi molto elevato, anche nel caso in cui gli effetti su molta parte dei colpiti non fossero letali». E qui fa un esempio proiettato in un futuro prossimo, e da scongiurare. Lanciando un caveat, come si dice ora. Badate che «senza attenzione e senso di responsabilità rischiamo una nuova paralisi della vita sociale ed economica; nuove, diffuse chiusure; ulteriori, pesanti conseguenze per famiglie e imprese».
(Qui il discorso integrale del presidente della Repubblica)
Lo scenario
Uno scenario che gli italiani conoscono, dato che «la pandemia ha imposto sacrifici in tanti ambiti. Ovunque gravi». Lui sottolinea quelli pagati dal mondo della scuola, dove si sono registrati «danni culturali e umani, con sofferenze psicologiche che impongono di reagire con prontezza e determinazione». Traduzione: basta con la didattica a distanza, bisogna «tornare a una vita scolastica ordinata e colmare le lacune che si sono formate». Tutti in aula, insomma. E questa «dev’essere una assoluta priorità» che chiunque, a partire da insegnanti e famiglie, deve «avvertire come responsabilità e dovere» già con i propri «comportamenti». Per cui il suo auspicio è che «prevalga il senso di comunità, un senso di responsabilità collettiva». A questo punto, in replica a chi evoca complotti e abusi di potere, magari paragonando il green-pass ai metodi nazisti, il discorso di Mattarella diventa tagliente. «La libertà è condizione irrinunciabile, ma chi limita oggi la nostra libertà è il virus, non gli strumenti e le regole per sconfiggerlo».
L’esempio
E per farsi capire senza equivoci, aggiunge: «Se la legge non dispone altrimenti, si può dire: “In casa mia il vaccino non entra”. Ma questo non si può dire per ambienti comuni, non si può dire per gli spazi condivisi, dove le altre persone hanno il diritto che nessuno vi porti un altro pericolo di contagi, perché preferiscono dire: “In casa mia non entra il virus”».
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