Draghi telefona a tutti i leader: “Ora basta giochi al rialzo”

Ilario Lombardo

ROMA. Forse questa volta Mario Draghi aveva peccato di troppo ottimismo, quando ha pensato con certezza matematica di chiudere entro ieri un accordo sulla riforma del processo penale. Il clima a Palazzo Chigi resta comunque fiducioso, e il presidente del Consiglio è convinto che alla fine prevarrà «il senso di responsabilità di tutti», ma è indubbio che nel corso della giornata di ieri ci siano stati strappi improvvisi e ricuciture a tempo quasi scaduto che hanno messo a dura prova la pazienza del premier e della ministra della Giustizia Marta Cartabia, irritati dal prevedibilissimo gioco di veti e controveti scaricati sul tavolo delle trattative.

Il giro di telefonate che in serata Draghi fa ai leader della maggioranza, il segretario della Lega Matteo Salvini, il leader del Pd Enrico Letta e anche il presidente in pectore del M5S Giuseppe Conte, dà l’idea quanto intenso e complicato si sia fatto il confronto. E del messaggio che ha recapitato a tutti: «Da questo momento in poi basta giochi al rialzo». Un accordo è possibile ma ancora non c’è perché i singoli partiti non stanno rinunciando a fissare a favore di telecamera le loro bandiere. Draghi ha sondato le intenzioni dei leader, ha voluto capire fino a che punto non sono disposti a cedere, ma rimane sua intenzione fare una scelta già oggi, se ci riuscirà. Una scelta di sintesi che, per forza di cose, scontenterà qualcuno.

Va subito premesso che, tutto sommato, il racconto delle convulse ore di confronto è abbastanza speculare tra le fonti delle parti coinvolte. Per Draghi non ci sarebbe alcun problema a chiudere subito sui reati di mafia e terrorismo, come chiede Conte, e cioè escludendoli dalla tagliola della improcedibilità. E di fatto il governo sembrava ormai orientato in quella direzione. In mattinata, il colloquio con Salvini serve a ottenere garanzie in questo senso, dopo che già martedì il premier aveva lavorato per fermare il blitz parlamentare di Forza Italia sull’estensione della riforma all’abuso d’ufficio (un tentativo evidente di neutralizzare il processo Ruby-ter a carico del leader azzurro Silvio Berlusconi). Il compromesso con il leghista tra Green Pass e giustizia diventa evidente quando Salvini annuncia di voler evitare che «possano andare in fumo i processi per mafia, traffico di droga e violenza sessuale». Per il M5S è un’apertura evidente, ma anche insidiosa, come spiegano fonti del ministero della Giustizia. I 5 Stelle chiedevano di rendere imprescrittibili tutti i reati di mafia, terrorismo e corruzione. La Lega conferma il primo reato ma aggiunge droga e violenza sessuale, il che complicherebbe non poco la riscrittura del testo e, secondo i tecnici, costringerebbe a rivedere l’impianto della legge.

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