Riforma giustizia, nove ore di liti. Poi arriva l’intesa. Regime speciale per i reati di mafia
di Giuseppe Alberto Falci e Marco Galluzzo
Sì del M5S, il testo in Aula domenica. Ritirati tutti gli emendamenti, la soddisfazione di Cartabia
Nove ore di tensione in consiglio dei ministri, con la minaccia di astensione dei 5Stelle, ma alla fine l’ intesa sulla riforma della giustizia viene raggiunta. Mario Draghi ha difeso la struttura complessiva del provvedimento, introducendo un regime speciale per i processi per tutti i reati di mafia. Secondo l’accordo non si sterilizzano i tempi processuali per i reati riconducibili al 416 bis e ter, dunque si va avanti senza scadenza. Mentre per l’aggravante mafiosa si arriva a sei anni in appello, con un regime transitorio da qui al 2024. Dal 2025 l’appello scenderà a 5 anni. «Quella che si chiude — ha commentato il Guardasigilli Marta Cartabia — è un giornata importante, c’è stata un’approvazione all’unanimità, con piena convinzione di tutte le forze politiche e l’impegno a ritirare tutti gli emendamenti che erano stati presentati dalle forze di maggioranza con l’obiettivo di accelerare il più possibile il lavoro in Parlamento e concludere prima della pausa estiva questa importantissima riforma». Una giornata scandita da una tensione sempre crescente.
9.23 convocazione Cdm
Arriva
l’sms di convocazione del Consiglio dei ministri. è fissato alle 11.30.
Al centro del confronto la riforma del processo penale, la cui
mediazione sembra essere vicina.
11.30 slitta la riunione
Il
Cdm non comincia. Da Palazzo Chigi filtra che gli uffici starebbero
definendo l’accordo. Scetticismo da via Arenula: «Intesa lontana» .
12.30 c’è una bozza
La
volontà di Draghi resta una soltanto: sigillare l’accordo e far
approdare il testo oggi in aula. Intanto, inizia a circolare una bozza
di mediazione. «Basterà?» si domandano nel cortile di Montecitorio.
12.53 M5S in conclave
Scuro in viso e con passo lesto, il ministro grillino Federico D’Incà esce da Palazzo Chigi e si dirige a Montecitorio per incontrare Giuseppe Conte. Segue a ruota Stefano Patuanelli, ministro dell’Agricoltura. Ci sono anche una serie di parlamentari, fra gli altri l’agguerita Giulia Sarti, per esaminare la bozza sulla proposta emendativa del governo.
13.00 il no di Conte
Conte e
i ministri sbottano: «La bozza non ci piace. Potremmo astenerci in
consiglio dei ministri». Con due ore di ritardo inizia il Cdm. I 5Stelle disertano, sono ancora riuniti.
14.00 arriva il M5S
Dadone,
Di Maio, Patuanelli e D’Incà si siedono al tavolo del Cdm e avvertono:
«Si inseriscano nel testo le aggravanti alla mafia o per noi l’intesa sulla riforma Cartabia non
c’è». Si tratta su tentato omicidio, corruzione, tentata strage,
estorsione, riciclaggio, sequestro di persona commessi per agevolare la
mafia.
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