Conte: “Draghi ascolti i Cinque stelle, il reddito di cittadinanza non si tocca”

Il suo rapporto con Draghi? Ha cambiato molti suoi uomini ai vertici…
«Io rispetto molto i ruoli ed è evidente che un premier deve esercitare tutte le prerogative che gli spettano. Di lui ho apprezzato il fatto che abbia dato ragione ai nostri dubbi sulla giustizia e si sia fatto promotore di un punto di mediazione più avanzato».

Voterebbe per Draghi al Quirinale?
«Candidare adesso Draghi al Quirinale può essere frainteso, risulterebbe un promoveatur ut amoveatur. Ogni cosa a suo tempo»

E Luigi Di Maio sta con Draghi o con lei?
«In quest’ultimo passaggio sulla giustizia abbiamo introdotto un nuovo metodo di lavoro che varrà anche in futuro. Il leader di turno non decide da solo, ma mette al tavolo tutti coloro che sullo specifico dossier hanno titolo per essere coinvolti. È dal confronto che scaturisce la sintesi finale, che ovviamente spetta al leader. Dopodiché tutti ma proprio tutti devono uniformarsi alla decisione e all’indirizzo assunti, altrimenti non avremo un movimento politico ma un condominio. La libertà di coscienza non va invocata a sproposito. Altrimenti maschera la libertà di incoscienza».

Resta che Di Maio avrebbe votato il testo senza spingersi fino a minacciare l’astensione in Cdm.
«Tutti i ministri e non solo Luigi hanno pienamente accolto questo nuovo metodo di lavoro collegiale. Se abbiamo ottenuto di correggere significativamente il testo originario sulla giustizia è stato solo grazie alla compattezza che abbiamo avuto tra vertice politico, commissioni competenti e delegazione governativa».

Non c’è quindi un dualismo Conte-Di Maio?
«No. Oggi parte la votazione per il nuovo statuto. Se sarà approvato e se poi verrò indicato come leader agirò di conseguenza in una struttura con ruoli e funzioni. Ma chi è nel M5S deve comprendere che può far valere la propria opinione nell’ambito degli organi predisposti e delle assemblee, non mandando veline ai giornali per farsi notare».

Lei ha vietato per statuto le correnti. Ma così non risolve l’assenza della democrazia interna, un vulnus del M5S.
«Le correnti erano già vietate nel precedente statuto. A differenze delle altre forze politiche noi consentiamo agli iscritti di poter partecipare attivamente alla linea politica. Ieri poi abbiamo avuto un confronto con tutti i gruppi parlamentari in vista della fiducia. Il dibattito, anche acceso, non mancherà mai ma dobbiamo creare le premesse perché i luoghi di discussione poi diventino anche luoghi di sintesi politica. Dopo 19 mesi di transizione il M5S ha bisogno di una leadership chiara, di un indirizzo politico univoco».

Una leadership non contendibile, però.
«Ma come no: è pienamente contendibile. Primo: il leader può essere sfiduciato. Secondo: se perde un appuntamento elettorale significativo si dovrà dimettere. Terzo: è un ruolo che ha una precisa scadenza temporale».

Non sono le premesse migliori per le prossime elezioni amministrative, dove il M5S parte già sconfitto.
«Farò campagna elettorale ovunque ci sia un candidato del M5s o sostenuto dal M5S. Ma è evidente che ci vuole tempo per sviluppare il nuovo progetto, e le nuove alleanze».

Con il Pd non è andata bene ovunque.
«Nei fatti il Pd di Enrico Letta si sta dimostrando la forza più attenta alla nostra agenda e più disponibile a costruire un percorso comune. Solo che un’alleanza non si improvvisa. Per il momento accontentiamoci di crearla in quelle città dove ci sono i presupposti, come a Napoli e a Bologna».

Il M5S di Conte resterà una forza di centrosinistra?
«Al centro del nostro progetto non ci sono vecchie appartenenze ma la sostenibilità ambientale, culturale e sociale. Ci metteremo alle spalle i no ideologici e i veti pregiudiziali, ma anche i toni aggressivi. Il M5S si farà portatore di una cultura ecologica che parlerà ai giovani. L’empowerment femminile sarà un obiettivo prioritario come lo sarà colmare il divario territoriale, anche dei tanti sud che si trovano a nord. Ma sia chiaro: resteremo intransigenti nella lotta alla corruzione, alla mafia, ai disastri ambientali. Come anche nel sostenere una legge sul conflitto di interessi e che regolamenti i rapporti tra politica e lobby. Legge che c’è in tutta Europa».

Perché uno dovrebbe votare voi e non il Pd?
«Diciamo che noi siamo disponibili a fare anche battaglie contro tutti. Come abbiamo fatto sulla giustizia. Saremo moderati nei toni ma intransigenti nei principi e radicali negli obiettivi. Vogliamo con noi tutta la parte sana del Paese».

E le imprese? Con il Reddito il M5S se le è inimicate…
«Le imprese troveranno un M5S con posizioni del tutto nuove. Lo dimostrerò presentando uno statuto fondativo dei diritti delle imprese, come lo fu per i lavoratori, che favorirà tutti i processi di semplificazione e di certezza dei tempi delle autorizzazioni. Sono pronto a raccontarlo agli imprenditori che incontrerò, partendo dal Nord».

Al Nord il M5S è scomparso.
«Comincerò lì la mia campagna in giro per l’Italia. Ma prima farò tappa a Palermo, come promesso, per ringraziare chi si è ribellato al pizzo».

Cosa dovrebbe fare il governo sulla banca Mps?
«I recenti stress test hanno segnalato serie criticità ma ci sono anche segnali positivi come l’utile del primo trimestre. Credo che il governo debba farsi valere sia con l’Europa per avere più tempo, sia con le negoziazioni in corso per avere maggiori garanzie sulla tutela dei posti di lavori e dei soldi dei contribuenti».

LA STAMPA

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