Caldo in Sicilia, nel forno di Floridia a 48,8 gradi: «Queste temperature ci ammazzano»
di Riccardo Bruno, inviato a Floridia
«Qui di caldo ce n’è sempre stato, ma così mai». Non piove da metà aprile. Il sindaco: «Per fortuna nessuna emergenza particolare. D’altra parte sono tutti dentro casa».
Nino Gentile, 81 anni, aspetta le 5 per uscire di casa e raggiungere come tutti i giorni la panchina di piazza Umberto. Sentenzia: «Ca è cunca vascia, è una conca bassa. Caldo ce n’è sempre stato, ma 50 gradi mai». Per l’esattezza la colonnina si è fermata a 48,8, che è comunque un record, nazionale e perfino europeo, più dell’estate bollente del 1999 e prima ancora del 1977. La centralina delle Regione, che ieri alle 13 ha fissato il primato, si trova a tre chilometri dal centro, in contrada Mortellito, lungo la strada che porta verso le spiagge di Fontane Bianche. Distesa di agrumeti, seconde case e un paio di uliveti anneriti dagli incendi.
Vento dal Sahara
All’ora di pranzo questa cittadina che supera i 22 mila abitanti è spettrale. Tira un po’ di vento dal Sahara, l’immagine del forno è fin troppo abusata ma rende bene l’idea. Il giovane sindaco Marco Carianni, 24 anni, in carica da dieci mesi, risponde lui stesso al telefono in un Municipio praticamente deserto. «Per fortuna nessuna emergenza particolare — tranquillizza —. D’altra parte sono tutti a casa». Temeva soprattutto i roghi: «Da giugno le temperature sono elevatissime, il 29 luglio abbiamo avuto 44 gradi, il giorno dopo 47. Meno male che nei mesi scorsi abbiamo avviato la pulizia dei terreni, anche in centro dove ci sono zone non edificate. Qui al Sud però abbiamo anche il problema della micro discariche abusive che a volte diventano maxi. Gli danno fuoco, basta poco perché diventi incontrollabile».
Caldo e limoni
Il farmacista vicino alla Chiesa Madre conferma che oggi si è vista poca gente. «Sicuramente meno anziani del solito». Ha lavorato di più Aurora, nel centralissimo bar Piperito: «Bevande fresche e tante granite al limone». Questa è una terra generosa di agrumi. Mariano Gervasi, che ha un’azienda agricola, dice si essere fortunato: «Ho disponibilità di acqua, non dipendo dai consorzi». Ma anche lui fa i conti con i danni: «Alla fine credo che la produzione si ridurrà del 40 per cento. Con queste temperature le piante si difendono, chiudono le foglie e l’accrescimento rallenta. L’ultima volta qui ha piovuto a metà aprile».
Il problema dell’acqua
Floridia è zona di arance, limoni ma anche lumache. Giusy Pappalardo porta avanti un allevamento che era del padre e che adesso gestisce con il figlio. «È stata una strage. Quelle che avevamo nei campi le abbiamo trovate tutte morte, praticamente cotte. La speranza è che qualcuna si sia riparata sotto terra. Per questo non innaffiamo, altrimenti con l’umido uscirebbero e sarebbero spacciate». Anche Antonio Destro, che ha 200 bovini nel vicino Ragusano, è preoccupato: «Ogni animale beve 100 litri al giorno. Bisogna sfruttare tutti i pozzi disponibili». Enzo Cottone è un imprenditore agricolo di Lentini, che martedì era stata la più calda d’Italia con 47 gradi. «Io ho dovuto trivellare per trovare un po’ d’acqua, adesso sono più sereno. Ma attorno a me è tutto secco, i frutti sembrano carbonizzati. Chi dipende dai consorzi è disperato, dopo le alluvioni degli anni scorsi nessuno ha ancora sistemato le tubature».
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