Ma ridateci le città deserte di una volta

di MICHELE BRAMBILLA

Dicono che le città in questi giorni si sono svuotate. Balle. Di gente in giro ce n’è ancora fin troppa. Sì, sono chiusi molti ristoranti e bar, negozi e cinematografi, farmacie e tabaccherie: ma niente in confronto a quello scenario meravigliosamente desolato delle città degli anni Sessanta e Settanta. Si andava allora tutti in ferie in agosto, le fabbriche chiudevano il 31 luglio, e per un mese intero in città restavano solo pochi disperati, in realtà fortunati. Per avere un pacchetto di sigarette si doveva comprare il giornale (ammesso di trovare un’edicola aperta) e leggere in cronaca dove trovarlo. Centinaia di saracinesche abbassate erano il seducente spettacolo metropolitano. 

Quel genio di Paolo Conte comprese subito il fascino, e pure i vantaggi, di quelle città davvero vuote, e compose la celeberrima “Azzurro”, di cui bisogna studiare attentamente le parole per capire che il senso è forse l’opposto di quello che le viene attribuito dopo averla superficialmente orecchiata. “Cerco l’estate tutto l’anno / e all’improvviso eccola qua / Lei è partita per le spiagge / e sono solo quassù in città”. Lei è partita e sono solo: sicuri che sia una brutta condizione? Sembrerebbe di sì, perché il testo prosegue dicendo che “mi accorgo / di non avere più risorse / senza di te”. E allora? “E allora io quasi quasi prendo il treno e vengo, vengo da te”. Quasi quasi? Ma se uno ha proprio voglia dice “quasi quasi”? Ecco: “quasi quasi” sono le parole chiave. Infatti “il treno dei desideri / nei miei pensieri all’incontrario va”. Anche perché forse è meglio non sapere che cosa fa lei sulle spiagge.

Si scherza, ovviamente. Ma qualcosa di vero c’è nella perduta bellezza di quei mesi passati in città a far nulla, a distillare le ore interminabili dell’ozio, che non è solo “padre dei vizi”, ma anche della possibilità di fermarsi, di riflettere, di fare bilanci e impostare programmi (i latini con “otium“ definivano un’occupazione di natura prevalentemente intellettuale).

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