Morto Gino Strada, una vita al fronte con Emergency: la Ong, Teresa e 11 milioni di pazienti
Un giorno a Bagdad, in attesa dei bombardamenti, spiegava le sue strane e semplici regole: «Quando iniziano le esplosioni, nastro adesivo alle finestre e musica dei Pink Floyd». In una cucina del Kurdistan, a Erbil, mentre trattava per liberare gli italiani Agliana, Stefio e Cupertino ostaggi in Iraq, era capace di tirare fuori il Campari per farsi uno spruzzato all’aperitivo. Era un cittadino molto milanese del mondo. E se con i tre contractor la sua mediazione non andò a buon fine, ha riportato a casa Gabriele Torsello e il giornalista di Repubblica Daniele Mastrogiacomo, finiti nelle mani dei talebani.
Emergency e le 11 milioni di persone curate
In tanti constatavano che aveva un brutto carattere, come capita alle persone di carattere. Resta il fatto che la sua Ong ha curato 11 milioni di persone. E lui ricordava sempre che oltre il 90% dei feriti nei conflitti sparsi per il mondo sono civili, spesso bambini. «È questo il nemico?» domandava. Sosteneva, semiserio, che non si può vivere lontani da un negozio di fiori. Gli piacevano. Chissà quanti ne ha portati a Teresa, prima che se ne andasse nel 2009. Era malato di cuore e il cuore lo ha tradito ieri in Normandia a 73 anni. Ora che anche lui non c’è più finisce la loro grande storia d’amore. «A giugno si era risposato con la dolce Simonetta» ha ricordato il sindaco di Milano Beppe Sala. Cecilia, la figlia, ha saputo della sua morte mentre prestava soccorso nel Mediterraneo: «Non posso rispondere ai tanti messaggi — ha scritto — perché sono qui, dove abbiamo appena salvato vite. È quello che mi hanno insegnato lui e la mia mamma».
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