Incendi nel Sud Italia: «È ora di agire: dietro ai roghi ci sono i criminali»
Il messaggio rivolto anche al presidente Draghi: «Su di lei e sul suo governo grava la responsabilità di spezzare questo circolo vizioso una volta e per tutte»
Non è il Sud a bruciare,non è il faggeto d’Aspromonte, non sono la Calabria o la Sicilia. È la nostra casa comune ad andare in fiamme negli incendi di questa sciagurata estate. Questo, dunque, non è un articolo di giornale — ne abbiamo già scritti troppi e in vano — ma un appello. L’appello si rivolge agli uomini delle istituzioni, agli uomini del governo e a tutti gli uomini di buona volontà. E non sono io a rivolgerlo ma un anonimo siciliano che, di fronte alla distruzione del suo mondo, trova il coraggio di una magnanima disperazione e denuncia, a viso aperto, a voce franca, a rischio della propria vita, gli interessi delinquenziali di chi appicca gli incendi.
Guardate il video girato da quell’uomo disperato ma non arreso, disarmato ma pronto a tutto, e prendete esempio da lui. Non è più tempo di discussioni, di delucidazioni, di tergiversazioni. È tempo di agire, anzi, di reagire all’offensiva criminale su vasta scala che da decenni incenerisce il nostro meraviglioso Paese.
Bisogna, innanzitutto, affermarlo chiaro e forte: nella maggioranza dei casi gli incendi estivi sono dolosi e vengono appiccati per interessi economici di pochi che procurano un immenso danno — anche economico — a tutti. Benissimo gli appelli della protezione civile a evitare i comportamenti incauti che causano incendi colposi (mozziconi di sigaretta, falò, fuochi di sterpaglie), bene gli inviti alla vigilanza, alla cittadinanza attiva ma tutte queste parole rischiano di nascondere il problema se non lo si affronta nella sua natura dolosa (perfino la parola «piromane» risulta fuorviante nella misura in cui evoca psicopatici isolati). C’è, invece, il dolo all’origine di moltissimi tra questi incendi, c’è il lucro criminoso, c’è il malvagio e spietato disprezzo per la vita umana sul pianeta Terra. Lo Stato, il Governo, la società civile devono attrezzarsi per combattere una guerra frontale contro questa malvagità, come si è fatto contro il terrorismo.
Un’altra amarissima verità va proclamata: gli interessi economici criminali di chi appicca gli incendi si annidano, paradossalmente, nella selva oscura di chi è chiamato a rimediare al disastro. La mano che appicca il fuoco è spesso la medesima mano che poi viene pagata dallo Stato per spegnerlo.
Sento già la proteste, lo sdegno peloso, i distinguo. Corro il rischio. D’accordo, è detto in maniera sommaria, brutale ma va detto così, chiaro e forte. Quello appena enunciato è uno schema generale che ha applicazioni locali, differenziate a seconda dei contesti e della situazioni ma è una verità che tutti conoscono, che tutti gli onesti disperatamente subiscono da troppo tempo. È giunto il momento di spezzare il circolo vizioso tra incendi dolosi e industria dello spegnimento, del rimboschimento, dell’intervento emergenziale.
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