Afghanistan, la prima conferenza stampa dei talebani: «Governo e sharia, ma nessuna vendetta»

di Lorenzo Cremonesi

Gli islamisti annunciano aperture verso donne («sotto la legge islamica») ed ex collaboratori degli Usa. Ma tanti continuano a cercare una fuga

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L’atteggiamento vorrebbe cercare di rassicurare. Promettono che instaureranno l’ordine e lavoreranno per la veloce ripartenza del Paese. «Ci sarà presto un nuovo governo, Vi diremo appena possibile la sua composizione», affermano. Soprattutto, garantiscono che tutti i cittadini afghani che hanno lavorato con gli eserciti della coalizione internazionale o qualsiasi compagnia straniera «non saranno toccati e non subiranno alcuna vendetta». Un modo per cercare di fermare l’esodo di persone che ancora si accalca all’aeroporto di Kabul. Rassicurano anche sulla loro intenzione di non ospitare Al Qaeda, Isis o qualsiasi altra organizzazione terroristica pan-islamica. Sorridono ai giornalisti, rispondono in diretta alle domande delle donne reporter. Un fatto rivoluzionario rispetto al loro passato, anche recente.

Ma restano ampie e preoccupanti aree grigie, i dubbi sono tanti. Il mondo intero ha seguito ieri pomeriggio in diretta da Kabul la prima conferenza stampa dei talebani vittoriosi dopo due decadi di guerra senza tregua in Afghanistan. Dalla polvere alle stelle. Un’aureola di soddisfatta sicurezza ha accompagnato le parole e la gestualità di Zabihullah Mujahid, il portavoce talebano che ieri ha parlato alla folla di reporter locali, assieme a un pugno di stranieri, assiepati in quella che sino al 15 agosto era stata la sala stampa del governo afghano. L’area era presidiata da decine di guerriglieri barbuti armati, tutto si è svolto però in ordine, come se il nuovo corso fosse ormai già cosa assodata.

Talmente consolidata che ieri, con una mossa inaspettata, anche l’Europa si è messa in coda per avviare contatti con i talebani. A dire il vero, dialoghi indiretti erano già in corso attraverso la mediazione pakistana da qualche tempo. Ma le parole del responsabile della politica estera Ue, Josep Borrell, sono state rivelatrici e hanno dato una patina di ufficialità capace di sollevare polemiche tra i partner europei. «Dobbiamo parlare con loro perché hanno vinto la guerra», ha detto.

Tuttavia, ben poco è chiarito dai talebani e nulla assicura che il Paese non possa ricadere presto nel tunnel di ingiustizie medioevali e violenze che ha profondamente marcato il suo triste passato. La questione numero uno resta la stessa di sempre: cosa avverrà delle donne nella «talibanland» del futuro? Mujahid è stato ambiguo, ripromettendo risposte più chiare nei prossimi giorni. «Le donne saranno molto attive nella nostra società», ha detto. Ma poi ha aggiunto la frase che è al centro di contraddittorie interpretazioni: «Le donne potranno lavorare nel contesto delle nostre leggi islamiche». Cosa significa? Chi deciderà quelle leggi? Già nel passato, proprio in nome della sharia (la legge islamica), i talebani hanno imposto il burqa, permesso i matrimoni forzati, garantito agli uomini di avere sino a quattro mogli, vietato a bambine e ragazze di andare a scuola, stravolto i programmi scolastici, vietato alle donne di uscire di casa non accompagnate da un maschio maggiorenne della famiglia, imposto la lapidazione per adulterio.Comunque, l’emittente Tolo tv è tornata a trasmettere le immagini delle sue giornaliste come se nulla fosse cambiato.

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