Cinque giorni ostaggi del rave party: “Hanno anche ucciso le mie pecore”
Flavia Amabile
INVIATA A VALENTANO (VITERBO). La musica pompa a tutto volume. Alle dieci del mattino, le quattro del pomeriggio, le tre di notte. Non si ferma mai. Intorno alle casse a migliaia ballano, si abbracciano, bevono, fumano, tirano, riempiono siringhe. E’ il grande rave-party di Ferragosto, l’appuntamento condiviso su migliaia di profili e canali in tutt’Europa che da cinque giorni tiene in ostaggio Valentano, comune di circa tremila abitanti in provincia di Viterbo. Lo Stato, infatti, ha scelto di non intervenire, di lasciare che diecimila persone di varie nazionalità occupassero un terreno privato, un’azienda agricola al centro di un’area protetta dove vivono cormorani fagiani e caprioli, e ne facessero quello che volevano. Un morto per annegamento, quattro persone in coma etilico ricoverate in ospedale, decine di interventi delle ambulanze che percorrono di continuo la strada che porta al rave-party mentre ancora si continua a ballare e in tanti si chiedono come sia possibile.
«E’ accaduto tutto in una notte, li abbiamo trovati con i miei operai al mattino. Abbiamo denunciato ma non è accaduto nulla», racconta Piero Camilli, proprietario del terreno che la mattina della vigilia di Ferragosto ha trovato diverse installazioni sonore con casse potenti e tende, furgoni, auto e persone a girare liberamente nella sua proprietà . Come siano arrivati e come abbiano scelto il suo terreno nessuno è in grado di dirlo. I rave-party funzionano attraverso canali lontani dall’ufficialità. «Sono stato invitato», dice un ragazzo toscano che ieri stava andando a piedi dal grande spiazzo adibito a discoteca permanente al lago di Mezzano, lo specchio d’acqua posto al centro della riserva, una delle attrattive di quest’area. «Chi mi ha invitato? Amici». «Sono arrivato con il passaparola», risponde un altro. «Ci sono delle app, c’è Telegram, c’è Signal, ognuno ha il suo modo di essere informato», risponde Filippo, barba, capelli ricci, occhiali scuri e marcato accento romano. Oppure c’è Wickr me, ma va bene qualunque tipo di canale in grado di offrire sicurezza e anonimato a chi lo usa. La notizia del rave ha iniziato a circolare e si è sparsa rapidamente. «Promettevano un luogo unico, immerso nella natura, con possibilità di fare il bagno. Ci è sembrata un’occasione per una bella vacanza e per conoscere altre persone», racconta Andrea, arrivata dalla Francia con il fidanzato. Non sapeva che avrebbe violato una proprietà privata. «L’abbiamo capito in questi giorni ma ormai eravamo qui, non volevamo fare di nuovo tutti i chilometri per tornare indietro, abbiamo preferito restare». Più diretto Filippo: «Proprietà privata? Ma era inutilizzata! E poi si è creata una mini cittadina autogestita. Non abbiamo fatto male a nessuno». Inutilizzata non è il termine che userebbe Piero Camilli per definire il suo terreno, un’azienda che ha creato 40 anni fa e dove ha duemila pecore e 500 bovini, produce latte e carni cercando di essere attento alla qualità del suo prodotto, al rispetto della natura. «Hanno rotto un cancello per entrare, rubato il gasolio, pezzi di trattore, i cani di chi sta partecipando al rave party hanno ucciso le mie pecore. Vendono eroina e cocaina sul mio terreno e lo Stato ha deciso di trattare? Perdonatemi ma mi vergogno di essere italiano».
Pages: 1 2