Afghanistan, i gruppi armati e il rischio terrorismo

di Guido Olimpio

In Afghanistan l’Isis potrebbe contare su 2.000 combattenti. Le cellule qaediste sono presenti in almeno quindici regioni. Nell’area si muovono anche 10 mila mujaheddin stranieri. Cresce la paura per la presenza di infiltrati tra i profughi

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La foto «parla». Un aereo francese A400M decolla dalla pista di Kabul e lancia dispositivi per confondere eventuali missili puntati contro i motori. Uno scudo contro una delle tante minacce che incombono sulla capitale afghana. Più passano i giorni e più cresce il timore del terrorismo. L’esodo caotico, le difficoltà operative nel gestirlo, la confusione sono fattori ad alto rischio.

I fedeli del Califfo

Le fonti americane hanno messo in guardia sulla presenza di elementi dello Stato Islamico. Possono infilarsi per attaccare, ma anche mescolarsi a quanti premono per imbarcarsi sull’ultimo volo. Non si fanno scrupoli nel coinvolgere altri musulmani, peraltro persone che ai loro occhi sono dei collaborazionisti. Non è certo la fazione più importante nella regione, i suoi membri sono concentrati nella zona orientale di Nangahar e sono fronteggiati dagli stessi talebani. Tuttavia la lontananza dal centro non vuol dire che il pericolo sia remoto. In maggio sono riusciti a compiere un massacro proprio nella capitale, 85 le vittime, tra queste molte giovani e donne. Dimostrazione di forza, di crudeltà e di fedeltà alla strategia dell’attenzione mescolata a quella dell’orrore.

I combattenti

Gli analisti sostengono che la «provincia del Khorasan» — così è definito l’Afghanistan — conta su 1.500-2.000 combattenti, bombardati anche in modo massiccio dagli Usa. Probabilmente non sono del livello dei loro colleghi mediorientali, meglio però non sottostimare. E molti — a livello di scenario — prevedono che i ranghi potrebbero crescere nei prossimi mesi. I mullah non sono compatti, le loro unità dipendono spesso da consigli locali e basta poco per spingere chi dissente o i sostenitori della lotta ad oltranza nelle file dell’Isis. È accaduto in Somalia, con frange che hanno abbandonato gli Shebab per dare vita ad un nucleo oltranzista.

I seguaci di Osama

I rapporti dell’Onu stimano una presenza di cellule qaediste in almeno 15 regioni afghane, forse 18. Quanto alla consistenza numerica non è comparabile alla stagione d’oro, quando c’era bin Laden. La forbice valuta tra le poche dozzine e un paio di migliaia di membri. Cifre fluide, perché parliamo di una realtà dove non hai la tessera nello zaino. Inoltre il clima di vittoria potrebbe favorire il reclutamento. Più agevole quello all’interno dei confini afghani, dove non manca la materia prima. Anche se i talebani rappresentano il potere dominante e sono il naturale punto di riferimento.

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