Se Mattarella resta al centro della partita del Colle

Ancora, la difficoltà presumibile che si possa formare una maggioranza per un diverso presidente di garanzia costituzionale, ipotesi poco attraente per lo schieramento che guida tutti i sondaggi. E peraltro la oggettiva difficoltà di tutti i partiti a ritrarsi da una simile ipotesi. Ma altrettanta difficoltà incontrerebbe la candidatura di Draghi a capo dello Stato, che incrinerebbe il consenso intorno a quella figura, oggi secondo a solo a quello per il presidente della Repubblica uscente, e a questo intimamente collegato. Per gli italiani, che pure nelle elezioni generali si sbizzarriscono oltre misura, quel tipo di capo dello Stato è, e lo sarà al momento dell’elezione, Sergio Mattarella e non una sua pur pregiata controfigura. Tra l’altro difficile da reperire, se non tra coetanei dell’uscente, anche per la buona cautela per cui al Quirinale si ascende alla conclusione del proprio percorso di onori. Le energie di Francesco Cossiga all’uscita del settennato, e la vivacità con cui erano spese, sono un ricordo indelebile.

Se gli italiani votassero per l’elezione del capo dello Stato, difficile non pensare ad un plebiscito per una rielezione di Mattarella. Ne sono consapevoli tutti i partiti , ovunque collocati. Ma sarebbe anche irriguardoso rivolgere a lui quella domanda, per rispetto del suo sacrosanto diritto a decidere dei suoi anni futuri. Resta una curiosità, sicuramente diffusa: cosa deciderebbe, se dalla sua decisione dipendesse il futuro del suo e nostro paese, nei termini in cui lo abbiamo provato ad immaginare, sia pure in una sintesi estrema?

LA STAMPA

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