Davvero tutto è possibile?

Il rimbalzo dell’economia si trasformerà tanto più facilmente in una crescita strutturale se ogni scelta verrà accompagnata dalla consapevolezza di godere di misure eccezionali e temporanee. Se uno spreco era insopportabile prima, a maggior ragione è colpevole oggi con tante persone in difficoltà. La ripresa dell’economia, merito anche della campagna vaccinale e dell’elevata disciplina degli italiani, è oggi superiore a quella di altri Paesi. Nel dirlo con una comprensibile punta d’orgoglio, dovremmo ricordarci che siamo caduti più degli altri. La storia poi insegna che i primati possono essere ingannevoli e finire per alleggerire gli anticorpi di una società anziché irrobustirli. Il 16 maggio del 1991, il Corriere fece questo titolo: «Italia, quarta potenza». Che cos’era successo? Avevamo superato per valore del Prodotto interno lordo sia la Gran Bretagna sia la Francia. L’Istat aveva appena rivalutato il nostro Pil mettendoci dentro un po’ di economia sommersa (a occhio molto cresciuta anche oggi). Non lo facemmo solo noi, lo fece anche il Belgio per esempio. Il governatore della Banca d’Italia, Carlo Azeglio Ciampi, invitava alla prudenza preoccupato dall’esplosione del debito pubblico. La lira era però incredibilmente forte. Nel gennaio del 1989 era entrata a far parte della banda stretta di oscillazione del Sistema monetario europeo, promossa tra le monete stabili dopo che dal 1979 si era svalutata otto volte sul marco.

Pochi mesi dopo quel titolo che sembrava una medaglia, il 14 settembre del 1992, se ne fece un altro di segno opposto: «A sorpresa, la lira svaluta del 7 per cento». Era l’inizio della più grave crisi finanziaria del Dopoguerra che costrinse il governo Amato a una manovra lacrime e sangue con la quale entrò nottetempo nei conti correnti degli italiani prendendosi il 6 per mille. Una patrimoniale a tradimento. La prima obiezione che si può fare a questo improvvido paragone storico è che allora non c’era l’euro e non esisteva una Banca centrale europea che acquistasse (per quanto ancora?) tutti i nostri titoli di Stato. Appunto. Questa è la differenza, meglio non scordarcelo. Anche perché — come ha ricordato ieri a Cernobbio il ministro dell’Economia, Daniele Franco — negli anni 90 il nostro Paese cresceva molto di più della media europea. Negli ultimi anni molto meno. E nel 2019, prima della pandemia — livello che non recupereremo nemmeno con una crescita «cinese» nel 2021 — il rapporto tra Italia, Francia e Regno Unito, superati brillantemente trent’anni fa, era il seguente. Il Pil italiano valeva 1.787,7 miliardi di euro; quello francese 2.425,7; quello britannico 2.525,1.

CORRIERE.IT

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.