La strage delle innocenti: dal 2019 sono 289 le donne vittime di omicidio volontario
FABIO ALBANESE
Domenica scorsa Chiara, martedì Piera che è viva per miracolo, ieri è toccato a Ada. Verona, Sassari, Catania. In poco più di tre giorni, tre tappe della infinita via crucis di donne aggredite, ferite, uccise da uomini, spesso i loro ex compagni. Una strage che da inizio anno conta 66 vittime in Italia e che non si arresta. Ieri è toccato a Ada Rotini, 46 anni, originaria di Noto, nel Siracusano, uccisa con decine di colpi di coltello dal marito Filippo Asero, 47, sposato nel luglio 2020 e che la donna aveva deciso di lasciare nello scorso giugno, dopo appena 11 mesi. Ieri mattina, forse temendo qualcosa si era fatta accompagnare dalla madre, dalla sorella e dall’anziano uomo cui faceva da badante per tornare nella casa coniugale, nella zona Sud est di Bronte, paese alle falde dell’Etna conosciuto per il suo famoso pistacchio, per portare via le ultime cose, in vista dell’udienza di separazione. Le familiari e l’anziano però sono rimasti in auto, nella stretta via Boscia.
Ada è entrata in quella casa da sola. Secondo una prima ricostruzione degli investigatori, Asero avrebbe tentato di convincerla a tornare insieme, lei si sarebbe rifiutata. Ed è cominciata la carneficina. Il medico legale conterà una trentina di colpi di coltello inferti su tutto il corpo, uno al collo l’ha sgozzata quando lei, fuggendo, era già in strada. Una scena che sarebbe stata ripresa dalla telecamera di sorveglianza di un’abitazione vicina e il cui filmato è stato sequestrato dai carabinieri. Anche l’anziano che la donna assisteva ha tentato di aiutare Ada, si è preso una coltellata al braccio ed è finito in ospedale. Asero si è quindi piantato nell’addome quello stesso coltello, tre volte, ma non è morto: l’elisosccorso lo ha trasportato all’ospedale Cannizzaro di Catania con ancora la lama conficcata e che i chirurghi gli hanno tolto in sala operatoria. È grave, ma non in pericolo di vita. Ada, invece, è morta subito, davanti a diverse persone del quartiere che sentendo le sua urla disperate erano accorse, tra loro pure un carabiniere fuori servizio, impotenti e impietrite. Lascia orfani due figli, Ada Rotini: una bambina di 11 anni e un ragazzo di 19, avuti da un precedente matrimonio. E sconcerto, e mille interrogativi, a poco più di due settimane da un altro terribile episodio avvenuto ad Aci Trezza, sempre nel Catanese ma sul mare dal lato opposto dell’Etna, quando nella notte tra il 22 e il 23 agosto a morire fu Vanessa Zappalà, 26 anni, uccisa a colpi di pistola dall’ex fidanzato Tony Sciuto, 38, poi impiccatosi: una vera e propria esecuzione con il colpo di grazia alla testa, avvenuta davanti a un’amica e a una cugina della vittima.
Allora come ieri e tante altre volte, una relazione finita e un uomo che cerca di riavviarla con una pistola o un coltello, e il sangue di una donna che diceva di amare. Anche Asero diceva di amare Ada: su uno dei suoi due profili Facebook postava cuori e «ti amo» sotto foto in cui la baciava. Lei, invece, dal suo Facebook lo aveva già cancellato. Da mesi, le uniche foto pubblicate riguardavano lei e i suoi due figli. Non c’era più spazio per quell’uomo, conosciuto nel 2018 e che l’anno scorso si era decisa a sposare, trasferendosi da Noto a Bronte, non immaginando che quello non era amore ma possesso e sopraffazione. Violenza. Asero aveva avuto anche guai, e grossi, con la giustizia. Era accaduto nel 2001, quando in paese fu ucciso Sergio Gardani, 32 anni, per dissidi in un clan legati alla droga. Fu accusato del delitto, processato e condannato all’ergastolo. Tre anni dopo, però, in appello fu assolto per non aver commesso il fatto. Uscito dal carcere, voleva rifarsi la vita, ma ieri ne ha spenta un’altra.
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