Obbligo vaccinale, la breccia di Draghi nel muro della Lega: il sì di tutti i ministri
Il presidente non mette ancora in agenda la cabina di regia con i capi delegazione, perché prima deve «costruire il consenso». Il che vuol dire assicurarsi il via libera di Salvini, al quale però non intende concedere troppi giorni ancora. Draghi ha fretta, si è anche piuttosto stancato degli scossoni politici assestati dai partiti e già la prossima settimana è pronto compiere un passo ulteriore: estendere il certificato ai lavoratori della pubblica amministrazione e a tutte quelle attività al chiuso dove la carta verde è obbligatoria. Toccherà quindi a baristi, ristoratori, camerieri, istruttori di nuoto e delle palestre, personale del cinema e dei teatri… Il settore dello spettacolo preme per aumentare il suo pubblico. Il ministro della Cultura Dario Franceschini ha scritto al premier e a Speranza, per chiedere se non sia possibile — proprio grazie al green pass — superare il contingentamento delle capienze nelle sale. Ma la linea di Draghi e Speranza resta improntata alla massima cautela. Finché non si vedrà l’impatto della riapertura delle scuole sulla curva epidemiologica, sarà difficile che il governo decida di allargare le maglie.
E c’è anche chi vuole stringerle. Forza Italia ad esempio, che ha sposato la linea dura. Raccontano che sia stato Renato Brunetta ad aprire la riflessione sul prossimo decreto. Ha davvero senso procedere per step, prima il settore pubblico e poi quello privato? O non è meglio una misura unica, universalistica? «Se io vado dal commercialista e lui deve avere il green pass — è il tema posto dal ministro della PA — che senso ha che il cliente non lo abbia?». Ecco il punto, che potrebbe convincere Draghi a varare un decreto unico che tenga dentro i lavoratori del pubblico e del privato (professionisti e autonomi compresi) e «tutti coloro che fruiscono del lavoro». Milioni e milioni di persone. Un passo, un altro, in direzione dell’obbligo vaccinale.
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