Lamorgese: «Rischio alleanza tra estremisti e No Vax. Gli attacchi di Salvini un danno a tutto il governo»
Ma come si fa a convivere in un governo dove uno dei leader della maggioranza, Matteo Salvini, l’attacca continuamente definendola «la persona sbagliata al posto sbagliato»?
«Con una coalizione così ampia, i ministri sono costretti a grandi
sforzi per individuare un punto di equilibrio tra posizioni talvolta
distanti su molti temi sensibili, non solo l’immigrazione. Certo, quando
gli attacchi partono da chi sostiene il governo, diventando martellanti
e personali, finiscono per danneggiare l’immagine dell’amministrazione e
dell’intero esecutivo, in un momento molto delicato per il Paese nel
quale occorrerebbe più coesione».
È disponibile a un faccia a faccia con il capo della Lega?
«Da tempo ho manifestato al presidente Draghi, che ringrazio per il
suo autorevole sostegno, la mia disponibilità all’incontro. Non mi
sottrarrò certo al confronto, anzi ascolterò con interesse le eventuali
proposte che il senatore Salvini saprà indicare su un tema molto
complesso qual è l’immigrazione. Infatti la gestione dei flussi
coinvolge, oltre naturalmente il rispetto dei diritti umani, anche gli
indirizzi della nostra politica estera, i rapporti con partner europei,
le scelte strategiche che l’Ue e l’Italia sono in grado di concretizzare
in particolare in Nord Africa, nel Sahel, in Afghanistan e nei
Balcani».
La accusano di aver favorito l’aumento
degli arrivi di migranti: 5.683 nel 2019, 19.982 nel 2020 e 39.965 fino
ad oggi nel 2021. Che cosa risponde?
«Dobbiamo essere consapevoli che l’immigrazione è un fenomeno
strutturale e non congiunturale, che ci accompagnerà a lungo. E la crisi
pandemica ha acuito una depressione socio-economica nelle aree
tradizionali di origine e transito dei flussi, favorendo ancor più la
spinta migratoria. Un altro fattore che ha inciso negativamente è quello
delle gravi crisi istituzionali, sociali ed economiche che hanno
colpito Libia e Tunisia e che hanno evidenziato come non si possa
prescindere da un’azione forte della comunità internazionale per la
stabilizzazione duratura dei due Paesi».
La preoccupano i probabili nuovi flussi da Est a seguito della crisi afghana?
«Certo. E quello che arriva dal nuovo governo, insediatosi proprio a
ridosso del ventennale dell’11 settembre, non è un buon segnale. Al
Forum di Londra di giovedì scorso, con i ministri dell’Interno e della
Sicurezza del G7 abbiamo condiviso la forte preoccupazione per lo
scenario afghano e fissato alcuni punti comuni: rafforzare ogni sforzo
contro il terrorismo, combattere la migrazione irregolare e le reti dei
trafficanti, cooperare con i Paesi della regione in cui sono ospitati i
rifugiati afghani».
Teme una recrudescenza del terrorismo internazionale che possa interessare anche l’Italia?
«La presa di Kabul è stata ampiamente enfatizzata dalla propaganda
jihadista e questo rappresenta, di per sé, un pericolo perché è in grado
di influenzare processi di radicalizzazione violenta anche in soggetti
estranei ai contesti organizzati. Per questo motivo, pur in assenza di
segnali di una minaccia concreta e attuale, è stata ulteriormente
innalzata l’attenzione, anche con una maggiore condivisione delle
informazioni a livello internazionale, verso tutti gli ambienti
potenzialmente sensibili ai richiami delle organizzazioni terroristiche.
Il rischio è che l’Afghanistan possa tornare ad essere un punto di
riferimento del terrorismo internazionale e ciò comporterebbe un
mutamento del livello di allarme. È necessaria un’azione globale per
contrastare tutte le forme di estremismo violento».
Sul fronte sud dell’immigrazione, quali iniziative sono in corso con Libia, Tunisia e altri Paesi coinvolti?
«La malaugurata ipotesi di uno slittamento delle elezioni in Libia
potrebbe segnare la ripresa di forti tensioni. Nella stessa regione, le
prospettive dell’economia tunisina sono preoccupanti e per questo,
nell’ambito del negoziato del nuovo Patto europeo su immigrazione e
asilo, stiamo sostenendo la necessità e l’urgenza di un approccio
coordinato e solidale, insieme a un grande piano economico per il Nord
Africa, che sappia garantire il diritto dei richiedenti asilo ma anche
la condivisione degli oneri tra tutti gli Stati. Il pieno coinvolgimento
dei Paesi terzi è indispensabile per combattere le reti del traffico
dei migranti: su questo fronte il nostro impegno è costante, e infatti
ora è operativa una linea di comunicazione diretta con la Tunisia per
rendere più efficace l’individuazione all’origine delle partenze dei
barconi dalla costa nordafricana».
Anche dopo il suo arrivo al Viminale le
navi rimangono spesso in attesa per giorni prima di ottenere il permesso
di sbarco, come accadeva con Salvini. È ancora questa la politica del
governo?
«Da oltre un anno il Covid-19 ha reso più complesse tutte le
procedure di prima accoglienza, soprattutto quelle che riguardano
l’allestimento delle strutture di isolamento sanitario, tanto che
abbiamo dovuto ricorrere alle navi traghetto per lo svolgimento della
quarantena. Siamo stati costretti a individuare soluzioni articolate per
evitare l’impatto sulle comunità locali e organizzare il necessario
screening sanitario di tutti i migranti al momento dello sbarco».
Che cosa ha da dire sul rave party di quest’estate al confine tra Lazio e Toscana? È vero che era stato intercettato da carabinieri e polizia, ma poi è arrivato l’ordine di «monitorare e non bloccare il transito» dei partecipanti?
«Guardi, non credo che si possa far passare nell’opinione pubblica l’idea che le forze di polizia italiane, che godono di una reputazione di alto profilo, abbiano agito in quelle circostanze con arrendevolezza o irrisolutezza. In questo momento posso solo dire, per rispetto del Parlamento dove mercoledì andrò a riferire con una informativa, che anche in questa occasione le forze di polizia hanno operato con grande equilibrio».
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