No al Green Pass, perché la scelta del Regno Unito rischia di diventare un boomerang

SILVIO PUCCIO

«Il Green Pass è un’arma valida contro il Covid su più fronti: da un lato sprona le vaccinazioni. Dall’altro crea contesti sociali in cui il virus circola meno, perchè costituiti da persone in prevalenza vaccinate. E’ il vero vantaggio scientifico. Per questo non condivido la scelta dell’Inghilterra». Massimo Andreoni è primario di Malattie Infettive al policlinico universitario di Tor Vergata, Roma. Con queste parole commenta la decisione del Regno Unito: accelerare sulle terze dosi facendo a meno della certificazione verde per entrare nei locali notturni ed eventi.
Una scelta opposta alla direzione presa da altri Stati. Come Francia e Italia, dove l’estensione dell’obbligo è in corso di approvazione per molti settori lavorativi.

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Strade diverse
Il primo approccio dell’inghilterra alla pandemia è stato da subito differente: «All’inizio non è stata introdotta nessuna restrizione sanitaria – Continua Andreoni – l’idea alla base era quella di lasciar circolare il virus per raggiungere l’immunità di gregge. (Cioè una condizione in cui una comunità resiste all’attacco di un’infezione perchè immunizzato ndr.). Le conseguenze in termini di morti sono state forse disastrose». Dopo la fase iniziale il governo ha deciso di cambiare rotta: limitare la vita sociale con due severi lockdown. E, col vaccino disponibile, dare priorità alle prime dosi per garantire una copertura parziale alla maggior parte degli inglesi. Il vaccino più usato è AstraZeneca, il cui richiamo è stato ritardato per dirottare le forniture verso le nuove vaccinazioni. Una scelta che ha pagato fino alla diffusione della variante Delta, che ha fatto risalire i contagi e reso meno efficace la copertura monodose, obbligando ad affrettare i richiami. 
La terza dose
Il Regno Unito si prepara a vivere un altro inverno all’insegna del Covid senza obbligo di mascherina al chiuso. Nè Green Pass, opzione al momento accantonata ma non esclusa. «Potrebbe ancora fare la differenza», ha detto Johnson, tra mantenere le attività a pieno regime o meno.
La scommessa è tutta sulla terza dose, che sarà di Pfizer o Moderna in via prioritaria. Ipotesi annunciata già a marzo, anziani e fragili saranno i primi a riceverla già dalla prossima settimana. Poi tutti gli over 50. Ma vanno ancora immunizzati circa sei milioni di giovani sotto i 16 anni, la cui autorizzazione al vaccino è arrivata nei giorni scorsi. Secondo il primo ministro britannico, i vaccini sono «La nostra migliore chance del Paese per convivere col Covid senza ulteriori restrizioni sociali ed economiche, continuando a essere una delle società più libere e delle economie più aperte d’Europa». Una linea che ha portato a rimandare l’introduzione del certificato verde, da ridiscutere se la stagione fredda porterà un aumento dei casi.

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