Il metodo del premier

di   Carlo Verdelli

A sentire le promesse dei leader, sembra che tutto sia come sempre. Letta che garantisce ius soli e legge Zan entro questa legislatura. Salvini che esclude entrambe le ipotesi con uno sbuffo, rilanciando sul repertorio ritrito del pericolo migranti e promettendo barricate su Quota 100.Grillo che inserisce il reddito di base universale. Temi identitari, a ciascuno il proprio, e vinca chi può. La volata è lanciata, a meno di venti giorni c’è un traguardo di un certo rilievo (più di mille Comuni, tra cui Roma, Milano, Napoli, Bologna e Torino), i partiti si alzano sui pedali a chiamare il sostegno di tifosi un po’ distratti. Eppure stavolta c’è qualcosa che stona, come se stessimo assistendo a un falso movimento. Una gara il cui esito non cambierà poi tanto il corso delle cose: sì, certo, qualche sindaco di peso, qualche percentuale di equilibrio nella maggioranza, qualcosa nei rapporti nella destra separata in Parlamento, con la Meloni sola all’opposizione. Quello che è sicuro, e anche i singoli partiti lo sanno, è che l’esito delle Amministrative di inizio ottobre non avrà la minima incidenza sulla marcia del governo. Ed è forse la prima volta che succede nella storia della nostra Repubblica. Perché è la prima volta che a guidarla c’è un governo come quello di Mario Draghi. Che non è un governo di unità nazionale, perché con tutta evidenza, a 7 mesi dall’insediamento, le forze disomogenee che lo compongono niente fanno, se non obbligate, per trovare punti necessari di convergenza. E non è neanche un governo di scopo, perché prevederebbe una durata stabilita, e comunque non indefinita, mentre l’orizzonte sembra spingersi verso il 2023, fine della legislatura, e magari anche oltre. È piuttosto un governo di affidamento personale, cioè legato al prestigio internazionale di chi lo guida, Mario Draghi, appunto. Su di lui, sulla fiducia nella sua capacità di gestione, poggia l’intero piano di finanziamenti europei, che porterà all’Italia sfibrata dal Covid più di 200 miliardi da investire entro la fine del 2026. Senza di lui, la possibilità che il flusso di aiuti freni o si interrompa è più di un’ipotesi minacciosa. Un meccanismo già approvato prevede verifiche puntuali dell’avanzamento dei piani concordati, e solo in caso di luce verde si procederà all’ulteriore stanziamento. E chi può garantire il rispetto di promesse e scadenze meglio, o al posto, di un premier abituato a dare del tu all’Europa? Enrico Letta auspica che da questo dramma collettivo ne usciremo a sinistra. Matteo Salvini l’opposto. La verità è che ne usciremo in una direzione imprevista da ciascuna delle forze politiche, almeno come le abbiamo conosciute fino al febbraio scorso, insediamento del nuovo esecutivo.

Su questo giornale, l’8 settembre, Ernesto Galli della Loggia ha scritto che Draghi si sta trasformando in una sorta di De Gaulle italiano, e di conseguenza l’Italia va evolvendosi in una Repubblica semipresidenziale, dove il governo resta nominalmente parlamentare ma il cui mandato all’azione è di fatto staccato dall’effettiva volontà dei partiti che compongono la maggioranza. Perché questo percorso prosegua e si evolva, in quali forme costituzionali si vedrà, i partiti devono continuare «ad accettare volontariamente l’ininfluenza del loro eventuale dissenso». Le prove di questo mutamento in corso sono già piuttosto evidenti. Emblematica quella della riforma della giustizia, passata all’unanimità nonostante fosse tutt’altro che unanime l’accordo, perché rientrava nei patti sottoscritti con la Ue: una giustizia con tempi e processi più rapidi, sintetizziamola così, varrebbe un punto percentuale del Pil, con un risparmio per le imprese, nazionali e estere, calcolato intorno agli 8 miliardi. Stesso discorso per il green pass obbligatorio: ci siamo arrivati per gradi ma, con la destra che ha fatto muro per scongiurarlo, ci siamo arrivati lo stesso, rapidamente e per tutti, pubblico e privato, volenti, dubbiosi e nolenti.

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.