Giorgetti in fuga da Salvini. E Landini fa la resistenza
«Le decisioni difficili e complicate assunte dal governo non sono state prese per limitare la libertà ma per aumentarla e per poter riaprire agli incontri. Con la collaborazione e la coesione di tutti gli italiani riusciremo a rendere ancora più grande il nostro Paese». Sul green pass però di coesione nel Carroccio ce n’è ben poca e nelle parole del ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti c’è tutta la faglia che spacca la Lega sull’estensione del lasciapassare. Strumento appoggiato dell’ala governista e nordista incarnata dal ministro vicino a Draghi, osteggiato invece sin dal primo momento dal segretario Matteo Salvini. E se anche ieri Giorgetti ha ricordato che «con Salvini andiamo d’amore e d’accordo», di certo sul green pass il segretario ha subìto l’accelerazione del premier anche per la spinta interna dei suoi governatori di Veneto e Friuli. L’idea di una Lega spaccata viene però allontanata da dichiarazioni di unità. Ieri Luca Zaia, accanto a Salvini sul palco di Cittadella, applaudiva quando il segretario ricordava che «più cercano di dividerci, più ci rendono forti e uniti. E allora viva Luca, viva il Veneto, viva il Leone e viva la Lega che unisce questo Paese».
Del resto lo stesso Salvini ammette che «stare al governo con il Pd e i 5 Stelle, con Letta, Conte e Di Maio, non è facile, ti alzi la mattina e quello vuole lo ius soli, un altro la patrimoniale, un altro ancora vuole il ddl Zan». Sulle divisioni leghiste va a pungere il segretario del Pd Enrico Letta: «Meno male che la parte principale della Lega ha deciso di non seguire Salvini e appoggiare invece la linea di responsabilità del governo. È la nostra linea, noi la portiamo avanti. Il Pd in questo momento è il partito della responsabilità, che sta sostenendo il governo nelle scelte più importanti e complesse. Draghi sta facendo tutto senza ascoltare le posizioni e le proposte Salvini. Ed è il motivo per cui le cose stanno andando bene». E ancora: «Salvini su questi temi è totalmente irrilevante sull’agenda di governo». Il segretario leghista gli risponde twittando una foto dal tour elettorale: «Più sedie vuote che cittadini stamattina per Letta e il Pd a Cosenza».
Nella battaglia ormai persa sul lasciapassare vaccinale Salvini però preme ancora per i tamponi gratuiti, già scartati con decisione dal premier nella proposta iniziale di renderli a costo zero per tutti: «Stiamo ancora combattendo per tamponi gratuiti o sottocosto a bimbi, disabili, anziani, a chi non si può permettere di spendere centinaia di euro in tamponi», precisa ora Salvini. Una battaglia condivisa col segretario della Cgil Maurizio Landini perché «non si può pagare per lavorare. Il governo – dice – non ha scelto l’obbligo vaccinale ma l’altra strada quella del Green pass, che puoi anche avere facendo il tampone. La preoccupazione allora è che siccome sono messi sullo steso piano si possano determinare sui luoghi di lavoro delle divisioni. In questa fase sarebbe utile dire che di tamponi non possono essere pagati dal lavoratore, perché il lavoro è un diritto. In questa fase il provvedimento più intelligente da prendere è quello che stabilisca in questa fase transitoria che il tampone non sia pagato dal lavoratore».
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