Terza dose, l’immunologo Abrignani: «La protezione torna al 90%, speriamo che l’efficacia duri anni»
di Margherita De Bac
L’immunologo che fa parte del Cts: i dati che arrivano da Israele dicono che è sicura
«Non è un cambio di strategia. Era da mettere in conto che sarebbe stato necessario rinforzare la memoria immunologica prodotta da due sole dosi ravvicinate di vaccino», sostiene con tono fermo la scelta di alcuni governi (Israele e Gran Bretagna fra tutti), Sergio Abrignani, immunologo della Università Statale di Milano e componente del Comitato tecnico scientifico.
Un altro cambio di rotta?
« Nella storia dei vaccini, i richiami con una terza dose distanziata diversi mesi nel tempo sono la normalità. Come mai non abbiamo stabilito da subito che a due inoculazioni doveva seguirne una terza? C’era bisogno di avere i vaccini il prima possibile e aspettare altri 6-8 mesi per concludere una sperimentazione con triplice dose avrebbe significato rassegnarsi a vedere morire tante altre persone».
Non è un ripiego, un’ammissione della scienza di non aver programmato bene?
«Non è affatto così. Le due dosi di vaccino conferiscono protezione e
rispondono anche alla variante Delta. Però si è visto che, come la
maggior parte dei cicli ravvicinati, inducono una risposta immunitaria
di breve durata e che quindi la protezione dopo 6-8-mesi si riduce dal
90 al 60% circa. Con un terzo richiamo, almeno dopo 6 mesi,
non solo l’efficacia viene riportata ai livelli iniziali ma speriamo,
in analogia con tanti altri vaccini, che sia duratura per anni».
Niente quarta dose, è sicuro?
«Con questo virus nulla è certo. Aspettiamo di vedere se e quando si re-infetteranno coloro che ricevono oggi la terza dose. Però l’esperienza con tanti altri vaccini (come quelli per Epatite B, Meningococco B, Poliomielite, Hemofilus, Tetano, Difterite, Pneumococco, Pertosse) ci fa ben sperare che ulteriori richiami, se necessari, ci interesseranno dopo 5-10 anni».
L’immunologia ha dovuto rivedere i suoi teoremi?
«Qualunque immunologo sapeva che avremmo potuto osservare un declino
della risposta immunitaria dopo due dosi ravvicinate che sappiamo
spesso inducono una risposta chiamata “effettrice” , in genere della
durata di qualche mese, anche se speravamo non fosse così. No, non ci
siamo sorpresi»
Come procederà l’Italia?
«Noi abbiamo il vantaggio di poter osservare quello che succede in
Israele. Non è detto che oltre alle persone fragili, agli operatori
esposti professionalmente al contagio, come medici e infermieri, e ai
più suscettibili (gli ultrasessantenni) occorra coinvolgere il resto
della popolazione. Non a caso le agenzie regolatorie (Ema in Europa e Fda americana) probabilmente autorizzeranno per ora solo l’uso per questi gruppi. L’Organizzazione mondiale della sanità non è favorevole alla terza dose a tutti perché
ritiene sia piu giusto, data la carenza di fiale, che si vaccinino al
completo i più fragili nei Paesi in via di sviluppo».
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