Le storie dei No Vax pentiti: “Ecco perché abbiamo cambiato idea sui vaccini”
Lui, che fa il meccanico e vive nel quartiere popolare di Bonagia, una vita di lavoro, non pensava proprio che potesse succedere a lui. «Mi sentivo un leone, con gli anticorpi forti. Poi ho cominciato ad avere tosse, febbre, niente odori, niente sapori e questa terribile sensazione di non respirare bene. Sono andato a fare il tampone e ho scoperto di essere positivo. Ho chiamato il mio medico curante piangendo». Niente ospedale, ma due mesi di isolamento, il lavoro fermo, la paura di non farcela. Era gennaio, ne è uscito a marzo. Adesso ha fatto vaccinare moglie e figlia. Lei si sposerà a novembre. E lui sarà lì ad accompagnarla all’altare.
Vincenzo, appello video: “Ignoravo il pericolo non fate i miei errori”
Vincenzo è uno di quei No Vax pentiti dopo essersela vista brutta. «Ho passato momenti terribili intubato in terapia intensiva. Ora l’ultimo test dopo parecchi giorni è finalmente negativo. Ma io sono ancora a letto qui in ospedale e non riesco nemmeno a muovermi più di tanto». Fa fatica a respirare ma staccati i tubi che lo tenevano attaccato alla vita ha chiesto un favore al professor Matteo Bassetti, il direttore della clinica di malattie infettive del policlinico San Martino di Genova, che lo ha aiutato ad uscire dal tunnel. «Vorrei poter girare un video per rivolgere un appello ai negazionisti che come me hanno commesso l’errore di non vaccinarsi». E il prof lo ha accontentato, postando sulla sua pagina Facebook quel minuto e quaranta dove più delle parole fa impressione la fatica che Vicenzo fa a pronunciarle. «Perché ve lo giuro sui miei figli, il Covid esiste ed è bruttissimo. Posso dirvi solo una cosa e la dico dal profondo del cuore: vaccinatevi. Non fate come me che ho sbagliato tutto. Io non l’ho fatto ma se potessi tornare indietro lo farei subito».
Vincenzo è un omone di 48 anni, sovrappeso e diabetico. Due fattori che moltiplicano a livello esponenziale il rischio di decorso grave se non mortale dell’infezione da coronavirus. Lui non lo sapeva, concentrato com’era su quelle notizie che parlavano di trombosi o miocarditi. Pubblicate magari da canali online che ne omettevano l’incidenza, inferiore agli eventi avversi che si verificano dopo aver preso una semplice aspirina. «Alla pericolosità del virus non credevo proprio. E invece eccomi qui, negativo ma ancora senza fiato in un letto d’ospedale. Perché un’altra cosa ci tengo a dire: il recupero poi è molto lungo». Una realtà lontana da quel virus che fino a qualche giorno fa anche per Vincenzo era «poco più di una semplice influenza».
Il lungo tunnel di Marco: “Il coma e dolori atroci questa bestia ti cambia”
«Questa è una malattia fantasma: finché non la tocchi, non la vedi». Marco Sanese è un No Vax pentito. Parla dal letto della clinica dove ha iniziato la riabilitazione, dopo che il Covid l’ha costretto in terapia intensiva all’ospedale Moscati di Taranto. «Non avevo neanche la forza di parlare, i medici mi aprivano gli occhi per controllare le mie condizioni. Mi chiamavano, ma io non riuscivo a rispondere». Anche sua moglie aveva scelto di non vaccinarsi. «È stata ricoverata per quasi un mese». Adesso entrambi aspettano gennaio per la prima somministrazione. «Avevo dei dubbi, in tv sentivo notizie di chi era morto dopo il vaccino. Certo, non erano in tanti, ma sono bastati a insospettirmi».
Il ricovero d’urgenza, il 3 agosto. «Mi sono ritrovato in un altro mondo, con questo casco in testa. Da quando mi sono svegliato dal coma, ricordo tutto: dolori atroci, difficoltà respiratorie. E poi la mascherina con l’ossigeno. Ero immobile nel letto e tuttora non ho la forza di muovermi». Marco ha 57 anni, è operaio di ArcelorMittal in cassa integrazione. «Lavoro all’ex Ilva da 30 anni. Ho pensato che, tra polveri e tumori, non mi è mai successo nulla. Così non mi sono vaccinato. Dicevo: proprio a me deve colpire?». Nessuna patologia pregressa. «Non prendevo medicine, non fumo, bevo solo acqua». Il ricordo è nitido quando parla dei medici che lo hanno assistito. «Sono vivo grazie a loro. Sempre presenti, mi imboccavano come fossi un bambino. Mi dicevano che ero forte, con tanta voglia di vivere. E allora pensavo che il mio turno non era ancora arrivato». Ad oggi, non sa come abbia contratto il virus. «Sono entrato in un tunnel e la colpa è solo mia. Agli scettici dico di vaccinarsi perché, da un momento all’altro, questa brutta bestia ti cambia la vita».
LA STAMPA
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