Vertice Covid, l’Italia donerà 45 milioni di vaccini. La promessa di Draghi (e l’impegno Usa)
Washington promette «un arsenale per i Paesi poveri». Afghanistan: all’esame le future relazioni
L’Italia triplica il suo impegno per la donazione di vaccini ai Paesi poveri passando dalle 15 milioni di dosi annunciate al Global Health Summit di Roma del maggio scorso ai 45 milioni di sieri che verranno consegnati entro fine anno. È la promessa fatta dal presidente del Consiglio Mario Draghi nel suo video intervento al vertice sulla lotta al Covid-19 convocato da Joe Biden in margine ai lavori dell’assemblea Onu. Dopo le dure critiche ai Paesi ricchi del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, anche il presidente americano in apertura dei lavori ha promesso di fare molto di più per aiutare il Sud del mondo dove finora i vaccinati arrivano a malapena al 10% (4% in Africa).
Ma la sua enfasi («saremo l’arsenale dei vaccini come siamo stati l’arsenale della democrazia») e l’invito a «go big», pensare in grande, si scontrano con cifre solo in apparenza imponenti. Gli Stati Uniti acquisteranno altre 500 milioni di dosi da donare l’anno prossimo in modo da arrivare, a fine 2022, a 1,1 miliardi di sieri distribuiti nel mondo.
Fin qui, però gli Usa hanno dato solo 160 milioni di dosi. Più di tutti gli altri Paesi messi insieme, nota il presidente. Ma è sempre poco rispetto alle dimensioni del problema e alle capacità produttive americane: un immunologo Usa ha notato che i sieri fin qui consegnati non basterebbero a vaccinare nemmeno la popolazione della Nigeria. Il grosso delle dosi, poi, arriverà solo l’anno prossimo. Il problema non è tanto di scarsa generosità dell’Occidente o di scarsa disponibilità di vaccini: pesano le enormi difficoltà logistiche per la loro distribuzione e conservazione a basse temperature.
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