Dal momento Merkel al momento Draghi: un Paese migliore in un’Europa migliore
La pronta risposta europea alla pandemia ha rappresentato un argine al
dilagare di scetticismi, sovranismi e negazionismi: ha reso possibile toccare
con mano come i vantaggi economici derivanti dall’integrazione europea
siano di gran lunga superiori ai costi. Il binomio libertà-responsabilità,
valore centrale per il PPE, ci ha guidati anche nell’imboccare con decisione
in Italia, come Governo, nei giorni scorsi, la strada del green pass
obbligatorio per tutti i lavoratori, pubblici e privati, per garantire la sicurezza
sanitaria, con esiti talmente soddisfacenti da essere indicati da Anthony
Fauci come «un esempio per il mondo».
Come Ministro del Governo Draghi, come esponente di Forza Italia e come
membro della famiglia del PPE, non posso che gioire per un Paese tornato
credibile, saldo nella sua collocazione euroatlantica e nella sua identità di
democrazia liberale consapevole del valore della coesione sociale. Un Paese che crescerà quest’anno al 6% e più e che è diventato profittevole per gli investitori. Un Paese dotato di una Pubblica amministrazione rifondata sulla base di un nuovo alfabeto: A come accesso, B come buona amministrazione, C come capitale umano, D come digitalizzazione. Un Paese efficiente e gentile. Non solo sole, pizza e amore!
Grazie a Draghi e grazie al PNRR stiamo mettendo in sicurezza la nazione
dal punto di vista sanitario, con le vaccinazioni, e dal punto di vista
economico, con l’avvio delle riforme. Sicurezza sanitaria come la migliore
strategia di politica economica.
L’appropriazione collettiva di NGEU e la sua eredità
Ma perché NGEU possa adempiere al suo ruolo di doppio catalizzatore delle
riforme, nei singoli Paesi e nell’Unione nel suo complesso, per garantire
crescita duratura all’Europa, non possiamo fermarci a questi primi successi.
Innanzitutto, manca ancora un ingrediente, indispensabile: occorre, in Italia
e in tutti i Paesi dell’Unione, l’appropriazione collettiva del Next Generation
EU. Le decisioni che assumeremo oggi saranno decisive per il benessere
delle generazioni future. Bisogna accendere l’entusiasmo dei giovani:
devono essere loro vettori e protagonisti del cambiamento, all’interno di un
sistema che fa del lavoro e dell’occupazione di qualità il pilastro per lo
sviluppo dell’Europa. Serve coinvolgere le università, i lavoratori, le
imprese, i sindacati, le banche, gli amministratori locali, la società civile.
In secondo luogo, bisogna iniziare a discutere, nel processo di revisione
delle regole di finanza pubblica europea che si avvierà nei prossimi mesi,
dell’eredità di NGEU. È evidente che la Recovery and Resilience Facility
risponda a un’esigenza finanziaria straordinaria dell’Europa colpita dalla
pandemia. È altrettanto evidente che, dopo il successo delle prime emissioni
dei titoli di debito europeo di NGEU, niente sarà più come prima. Anche se
questo sforzo finanziario europeo è stato concepito come temporaneo, non
è da escludere, anzi c’è da augurarsi, che possa diventare uno strumento
ordinario del bilancio comunitario. Da Ministro del Governo Draghi, eletto
in Forza Italia e aderente alla famiglia del PPE, sento la responsabilità che
il mio Paese ha nell’impiegare efficacemente (spendere bene) questi fondi.
Ne va non solo del futuro del mio Paese, ma anche del futuro della nostra
Unione europea.
Il dibattito sulla governance economica appare cogente, perché
caratterizzerà la capacità delle nostre economie di crescere e competere con quelle del resto del mondo. Le nuove regole di finanza pubblica definiranno la fisionomia della nuova Europa. Dobbiamo dunque iniziare serenamente una riflessione su come conciliare sempre meglio politica monetaria comune, con un coordinamento delle politiche fiscali che acquisisca progressivamente una componente autonoma a livello comunitario, nel rispetto della sostenibilità della finanza pubblica (il problema della trasmissione della politica monetaria all’economia reale).
Non possiamo più permetterci un’Europa incompiuta
Questo è il momento del coraggio per la costruzione di una nuova Europa,
anche da un punto di vista geo-politico, a maggior ragione davanti al rischio
di un neo isolazionismo degli Stati Uniti, che la vicenda afghana ha fatto
emergere con nettezza, e davanti all’espansionismo cinese. Ecco perché la
Conferenza sul futuro dell’Europa apertasi lo scorso 9 maggio rappresenta
un importante test paneuropeo. La Conferenza deve rappresentare il
parallelo strategico e più intrinsecamente politico del Next Generation EU,
per accelerare anche sulla costruzione dell’Unione europea della difesa: non
tanto realizzando un esercito comune, quanto procedendo con l’analisi
condivisa della minaccia, con un’agenda politica comune, con un’effettiva
capacità militare e di intervento.
Quella europea deve essere una voce autorevole e autonoma, che nel dialogo con gli Stati Uniti rafforzi la cultura occidentale nel nuovo scenario globale. È stato un errore pensare che fosse sufficiente il soft power per esercitare influenza: all’Europa serve anche un hard power, per dimostrare di essere in grado di tutelare i propri interessi ogni qualvolta sono messi in
discussione. Solo così realizzeremo quella “autonomia strategica”
recentemente indicata dalla presidente Von der Leyen come tratto distintivo
dei prossimi passi dell’Unione. Meglio se con una Commissione più forte,
meno costretta ad agire come un segretariato dei governi nazionali e più
come un potere esecutivo in senso proprio.
Una forte leadership europea non è più soltanto un’ambizione: è un’esigenza per la stabilità, la sicurezza, il benessere, la giustizia sociale. L’Italia popolare, l’Italia delle riforme, l’Italia di Berlusconi, l’Italia di Draghi c’è. Consapevoli, noi tutti di Forza Italia, che la posta in palio è un Paese
migliore, il nostro, in un’Europa migliore: il nostro sogno comune.
L’HUFFPOST
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