Draghi a imprese e sindacati “Ora un patto per l’Italia” l’ovazione degli industriali

Gli applausi a Draghi ieri all’assemblea di Confindustria

PAOLO BARONI ROMA

«Tutti uniti, è l’ora di un patto per l’Italia». Confindustria rilancia la proposta e Mario Draghi la fa subito sua. I suoi obiettivi sono equità, pace sociale e crescita duratura. Il presidente degli industriali Carlo Bonomi è preoccupato per i ritardi del Paese, teme che il cronoprogramma del Piano nazionale di ripresa e resilienza si inceppi mettendo a rischio le prossime tranche di fondi europei e, vedendo i partiti di maggioranza litigare, dal palco dell’assemblea annuale propone direttamente ai sindacati una intesa «vera», a tutto campo. Al presidente del Consiglio, che la platea degli imprenditori radunata al Palaeur saluta con una standing ovation, l’idea piace. «Ci sono tantissime cose di cui discutiamo continuamente che possono essere materia di questo patto: io la definisco una prospettiva economica condivisa – rilancia –. Bisogna mettersi seduti tutti insieme».

La grande sfida «Di fronte ai ritardi e alle sempre più gravi fratture sociali della nostra Italia – spiega il numero uno degli industriali italiani – lavoro e impresa hanno una grande sfida: costruire insieme accordi e indicare strade e strumenti che la politica stenta a vedere». E quindi, chiamando per nome i leader di Cgil, Cisl e Uil (Maurizio, Luigi, Pierpaolo…) li invita a sedersi attorno a un tavolo per decidere cosa fare su tre questioni centrali per la ripartenza: sicurezza sul lavoro, politiche attive e smart working. Draghi approva: «Le parole di Bonomi suggeriscono che si possa iniziare a pensare a un patto economico, produttivo e sociale del Paese». Quindi, dopo aver assicurato che le tasse non aumenteranno, perché «in questo momento i soldi si danno e non si prendono», e che in giornata il governo sarebbe intervenuto di nuovo sul caro-bollette, il premier ha voluto rimarcare che oggi «la sfida per il Governo, e per tutto il sistema produttivo e le parti sociali, è fare in modo che la ripresa sia duratura e sostenibile. Dobbiamo evitare i rischi congiunturali che si nascondono dietro questo momento positivo, preservare buone relazioni industriali, perché assicurino equità e pace sociale. Ed accelerare il programma di riforme e investimenti per migliorare il tasso di crescita di lungo periodo dell’Italia». Quindi esorta le imprese «a fare di più. Vorrei che la pagina che state scrivendo oggi con il vostro impegno fosse ricordata come un momento storico. Nessuno può chiamarsi fuori. Sono certo, conoscendo le virtù dell’impresa, che sarà una pagina di cui andare fieri».

«Uomo della necessità»

«Il suo è un avvallo forte, che chiama all’impegno di tutti», commenta a fine giornata Bonomi. Che ieri ha augurato a Draghi di continuare «a lungo nella sua attuale esperienza», «senza che i partiti attentino alla coesione del governo pensando alle prossime amministrative con veti e manovre in vista della scelta da fare per il Quirinale». Per lui, infatti, il premier è un «uomo della necessità», al pari di De Gasperi, Baffi e Ciampi, diverso dagli «uomini della provvidenza» come chi ha dato vita a «un regime ventennale di oppressione» e dagli «uomini del possibile», quelli del «rinvio eterno».

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