La Cancelliera senza eredi
Francesca Sforza
Dopo di lei, non molto. Angela Merkel se ne va dalla scena politica tedesca lasciando, alle sue spalle, un evidente vuoto di leadership. Che a ben vedere non è soltanto il risultato di una campagna elettorale zoppicante e assai poco centrata da parte della Cdu (soprattutto del candidato Armin Laschet), ma di una leadership – quella di Merkel – che ha sempre faticato a trovare eredi.
I suoi esegeti più attenti l’avevano capito sin dal suo discorso di addio alla presidenza del partito, nel gennaio scorso, quando anziché mostrare, da subito, il sostegno a uno dei tre candidati alla cancelleria – o tacere del tutto sull’argomento, cosa che pure sarebbe stata plausibile in quell’occasione – fece gli auguri a «tutta la squadra dei contendenti», come se a diventare Cancelliere della Germania fosse una squadra, e non uno solo.
Il risultato di ieri conferma che i tedeschi avrebbero probabilmente ri-votato Angela Merkel alla Cancelleria, ma che in sua assenza la Cdu non è riuscita a trattenerli all’interno del partito – il crollo di consensi è stato il più grave di sempre – e questo malgrado Merkel, abbia spesso enfatizzato il “Noi” sotto cui intestare dei successi politici che in realtà lei stessa percepiva soprattutto come “suoi”: «La Cdu rimane un partito popolare di centro, un partito plurale che supera i conflitti e persegue la coesione della società», aveva detto nel suo discorso di addio alla presidenza del partito.
Su quel “Noi” Angela Merkel ha consumato più di uno strappo con la pancia dei cristiano-democratici tedeschi, sin da quando nel 2015 pronunciò la storica frase «Wir schaffen das» – ce la facciamo – a proposito della capacità di accoglienza dei migranti siriani da parte della Germania. Un “Noi” non concordato con i suoi, e soprattutto non condiviso dall’elettorato, che si è trovato da un giorno all’altro scaraventato in una prospettiva politica “troppo di sinistra” rispetto a quanto poteva sopportare. O quando, prima ancora, nel 2011, decise l’uscita della Germania dal nucleare contrariando tutto l’establishment della grande industria e lasciando di stucco gli stessi Verdi, che mai si sarebbero aspettati dalla Cdu una svolta così.
Provvedimento su provvedimento, morso a morso, Angela Merkel ha progressivamente rosicchiato lo spazio socialdemocratico, erodendolo, impoverendolo a ogni elezione amministrativa comunale e regionale. Ma è come se da lei i tedeschi potessero tollerarlo – anche se non con entusiasmo, come dimostrano gli ultimi risultati elettorali, mai davvero esaltanti, anche quando erano solidi. Andata via lei, la sola capace di fare da collante, grazie alla tenacia e al potere di rassicurazione acquisito in decenni di permanenza al potere, i tedeschi della Cdu devono essersi chiesti perché mai continuare a restare in una casa dove tutti quelli che li avevano invitati se ne erano andati, o non avevano più nulla di interessante da dire.
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