Ora l’Europa non vacilli
Stefano Stefanini
I tedeschi hanno deciso di non decidere chi succederà ad Angela Merkel. Il testa a testa fra Olaf Scholz e Amrin Laschet non sarà deciso dai suffragi ma dalle contrattazioni con gli altri partiti di cui sia l’uno che l’altro hanno bisogno per raggiungere la maggioranza. Dalle elezioni la parola passa al bazar politico. Nella stabile Germania è un esercizio di democrazia per quanto indiretto. Avrà due stadi: primo la scelta dell’alleanza; secondo, il programma di governo. Quest’ultimo è un vero contratto, negoziato nei dettagli e onorato fino alla scadenza.
Tempi prevedibili? Almeno un paio di mesi, facilmente di più.
L’Europa e il resto del mondo attendono con impazienza. Ci sono appuntamenti internazionali imminenti, come il vertice G20 di Roma e il COP26 di Glasgow; Berlino determina gli equilibri in una Ue che ricomincia a discutere le regole fiscali, si prepara all’uscita dalla pandemia e punta al rilancio economico fondato su transizione “verde” e digitale; il rapporto transatlantico con l’amministrazione Biden è un lavoro in corso, dopo l’estate che delle incrinature sul ritiro dall’Afghanistan e, da ultimo, del duello franco-americano sui sommergibili all’Australia; Cina e Russia non chiedono di meglio che un’Europa senza barra ferma. Anche se Markel rimane al timone fino al cambio della guardia, Se gli exit poll saranno confermati, i due maggiori partiti Spd e Cdu/Csu sono in parità quasi assoluta, con una frazione di suffragi (0,2%) a favore dei socialdemocratici di Olaf Scholz. Insieme si sono accaparrati circa la metà dei voti; quattro partiti, Verdi, Liberali dell’Fdp, estrema destra dell’Afd e ex-comunisti di Linke, si dividono l’altra metà. Bisognerà vedere come i voti si traducono nella composizione finale del Bundestag. Nel sistema tedesco del doppio voto, per il candidato e per il partito, il parlamento ha qualche elasticità di numeri. Dal voto emerge comunque un elemento di chiarezza riducendo di fatto a due le possibili alleanze. Verdi e Liberali partner obbligati; la variabile è con chi dei due maggiori partiti e, di conseguenza, se con Scholz o Laschet alla guida.
Sempre in base agli exit poll Verdi e Liberali sono quasi appaiati per il terzo posto. Gli uni preferirebbero il candidato Spd, i secondi quello Cdu/Csu. Le proiezioni danno alla formula Spd-Verdi-Fdp, coalizione “semaforo”, 5 seggi in più che a quella Csu/Cdu-Verdi-FdP, coalizione “Giamaica”. In pratica gli elettori lasciano la scelta ai politici ma ne limitano la libertà a due sole opzioni. Che sono un misto di cambiamento e continuità.
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