Hanno un lavoro ma sono poveri. Allarme Inps: basta paghe da fame

di CLAUDIA MARIN

Oggi sono oltre 2 milioni i lavoratori che lavorano a 6 euro all’ora lordi. Ci sono riders che corrono e fanno incidenti anche mortali e guadagnano 4 euro all’ora. Questo non è tollerabile. Non è tollerabile in un’economia avanzata”.

Il giorno dopo il rilancio sul salario minimo legale dalla kermesse della Cgil a Bologna (a 9 euro lordi l’ora secondo la proposta originaria presentata in Parlamento) da parte di Giuseppe Conte, Enrico Letta e Maurizio Landini, è il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, storico sostenitore della misura di matrice grillina, a mettere in fila i primi numeri per sostenere la necessità del varo del nuovo parametro. Ma il dossier del lavoro “povero” o “impoverito” e dei “working poor” va ben oltre e, anzi, in una classifica al contrario vede gli stagisti messi ancora peggio dei riders.

Mentre solo poco sopra stanno coloro che svolgono il part-time involontario (che riguarda 2,7 milioni di lavoratori, con un boom tra i giovani e del 71,6% dal 2007, e le donne) e i contratti a termine. Con il risultato che prima della pandemia i lavoratori che guadagnavano meno di 9 euro l’ora lordi erano 2,9 milioni: oggi quelli che si collocano sulla soglia o poco sotto dei 9 euro sono 4 milioni. È quello che i ricercatori del Censis definiscono come bluff occupazionale: quando aumentano i posti di lavoro, ma non i salari.

E, d’altra parte, a sostegno dell’introduzione del salario minimo legale, lo stesso Tridico rinvia a una serie di argomenti che fanno riferimento innanzitutto ai giovani e alle donne: per loro è determinante, “nella carriera lavorativa, la donna con figli rinuncia a 5 mila euro in media di stipendio rispetto a una donna che non ha avuto figli. Le vittime di salari bassi sono principalmente giovani e donne”.

Mentre alle associazioni imprenditoriali che paventano drastici incrementi di costo e a quella parte del sindacato, come Cisl e Uil, che teme l’effetto di un appiattimento delle retribuzioni verso il basso, lo stesso Tridico manda a dire che “il salario minimo non è contro il sindacato, integra la contrattazione” e che “laddove è stato introdotto ha spinto investimenti capital intensive, spinge le imprese a scegliere strategie di investimenti che sfruttino maggiormente il capitale e l’innovazione piuttosto che il lavoro a basso costo e questo porta incrementi di produttività”.

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