Conte: “Con questa Lega il governo Draghi non arriva fino al 2023”
Niccolò Carratelli
Si presenta senza cravatta, Giuseppe Conte. «Vengo dalle piazze, ma avrei dovuto portarmela per entrare nel palazzo dell’establishment», scherza il presidente del Movimento 5 stelle, ospite nella redazione de La Stampa. Il direttore, Massimo Giannini, all’inizio dell’intervista per la trasmissione “30 minuti al Massimo” (versione integrale su lastampa.it), gli offre un “Maalox preventivo”, di grillina memoria, per digerire meglio il risultato delle prossime elezioni amministrative, in cui il M5s non è esattamente favorito. «Vedo che ha una palla di vetro negativa – replica l’ex premier – ma avrà una sorpresa, noi abbiamo grande energia in vista di questo voto».
Stando agli ultimi sondaggi, non avete grandi possibilità, o sbaglio?
«Se
si riferisce al fatto che il Movimento tradizionalmente non ha avuto
risultati brillanti sul territorio, le dico che il nuovo corso
assicurerà un dialogo costante, con gruppi e forum territoriali.
Comunque, abbiamo proposte politiche forti a Napoli, a Bologna con il
Pd, in Calabria e anche a Roma…». A Roma con la Raggi? Nonostante i cinghiali?
«Guardi,
i cinghiali ci sono dappertutto e non sono un metro di giudizio. La sua
valutazione negativa non tiene conto della complicata realtà della
gestione amministrativa a Roma. Raggi è partita con un’eredità
difficile, ma gli ultimi sondaggi la danno in forte risalita».
Dalle alleanze torinesi al fine del Movimento del “vaffa”, il direttore Massimo Giannini intervista l’ex premier Conte
Ha ragione, i cinghiali sono anche a Torino. Qui c’è la possibilità di un accordo col Pd?
«C’è
sempre la possibilità di lavorare, ma il Pd locale ha imboccato una
strada poco comprensibile, dando un giudizio negativo
sull’amministrazione uscente. Corriamo da soli e al ballottaggio non
spostiamo voti come pacchi postali. Il Pd ha fatto la sua scelta, se ne
assuma la responsabilità. E le anticipo una cosa: il problema di cosa
fare al ballottaggio se lo dovrà porre il Pd torinese, decidendo se
appoggiarci o meno».
Anche il centrodestra è in difficoltà, tanto che Giorgetti dice che a Roma il candidato migliore è Calenda, non Michetti.
«Si
è consultato con Salvini, che sta facendo campagna per Michetti? Mi
sembra chiaro che la proposta del centrodestra non sia molto
competitiva. La Lega, poi, è in confusione totale, ha una conflittualità
interna che mi preoccupa molto».
Ora è alle prese con il caso Morisi, il guru social di Salvini indagato per una vicenda di droga. Che idea si è fatto?
«La
vicenda personale non posso giudicarla, lasciamo che l’inchiesta faccia
il suo corso. Certo Morisi è stato interprete del salvinismo più
aggressivo, che andava a citofonare in giro e rincorreva l’immigrato di
turno, alimentando le paure nel Paese. Sorprende come il leader della
Lega applichi un metro di valutazione indulgente nei confronti degli
amici, rispetto a quanto fatto con gli avversari in passato. Questo non è
accettabile da parte di chi ha una responsabilità politica, serve
uniformità di giudizio. Comunque, è un ulteriore elemento che si
aggiunge al caos leghista e queste fibrillazioni possono far male al
governo».
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