L’assedio finale al Capitano: “Attaccano Morisi per colpire me”

Giorgetti rappresenta però quella Lega “di sistema”, radicata al nord ma anche nei palazzi romani, sempre più stanca delle uscite aggressive di cui la Bestia di Luca Morisi è stata solo un simbolo: dietro la Bestia, c’era sempre Salvini. Proprio su Morisi si incrocia il secondo elemento dell’assedio a Salvini: ci sono davvero tanti tasselli ancora opachi nella vicenda dell’ex guru social leghista. Intanto, una cosa è clamorosamente non chiara: se il ragazzo rumeno è, come si definisce, un professionista che si prostituiva, si è mai visto un professionista della prostituzione (non è chiaro se anche della droga) che chiama lui i carabinieri? Per quali modalità questa storia arriva a essere pubblica?

Salvini si è trovato sempre più accerchiato negli ultimi mesi anche in quello che era il “suo” ex ministero, il Viminale, la roccaforte del suo potere nella stagione del governo ultrasovranista Conte1. E questo anche a causa dei suoi attacchi sempre più forsennati alla ministra in carica, Luciana Lamorgese, di cui ha continuato a chiedere apertamente (anche se non esplicitamente) la rimozione (ministra invece è stata sempre difesa da Giorgetti).

Il terzo elemento è la zampata di Silvio Berlusconi, che alla sola ipotesi di un Salvini (o Meloni) premier, ha detto al direttore della Stampa «non scherziamo»: creando se non altro lo scenario possibile per un reset post sovranista di tutto il centrodestra. Lo scenario è in ogni caso ribaltato, rispetto al febbraio 2018, quando Salvini si avvicinò alle elezioni cavalcando un’emozione collettiva per la sicurezza generata dopo l’assassinio di Pamela Mastropietro a Macerata, la visita nelle Marche, e la successiva campagna antimigranti del leader leghista. Adesso tutto il contrario: il Capitano si presenta a un voto difficilissimo sull’onda del caso Morisi, e nelle uniche due città in cui il centrodestra è in pista, per vincere o almeno combattere, Torino e Roma, è competitivo rispettivamente grazie a un candidato vicino a Giorgetti (Paolo Damilano) e a un uomo scelto da Giorgia Meloni nella Capitale. Con l’assedio che (forse) si sta per compiere.

Il redde rationem, anche per Salvini, si avrà con l’elezione del Quirinale. Il leader della Lega pone un solo veto: «Gianni Letta al Colle? Non faccio il toto-Quirinale, l’importante è che non ci vada Prodi». Per ora è però disallineato anche dalla sua alleata Giorgia Meloni, nonostante Salvini smentisca di averci litigato per il mancato incontro a Milano, causa ritardo della capa di Frateli d’Italia: «Se i treni partano e gli aerei ritardano non posso farci nulla. Lascio che i giornalisti parlino di una realtà parallela, io mi occupo dell’Italia», ha tagliato corto Salvini. La domanda è se il treno del Capitano stia per ripartire, o la linea ferroviaria sia ormai interrotta.

LA STAMPA

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.