Meloni furiosa per l’inchiesta di Fanpage su Fidanza: «Ma come si fa, per 30 voti? Io impazzisco»
Così, ieri mattina, dopo aver ricevuto un whatsApp in cui il suo capodelegazione al Parlamento europeo le scriveva che «sono nelle tue mani, è imperdonabile quello che ho fatto, me ne rendo conto, decidi tu cosa devo fare», lo ha chiamato e urlando gli ha chiesto conto di tutto, non prima di avergli intimato di autosospendersi immediatamente: «Tu sai che io su queste cose divento pazza, ma come si fa a frequentare certa gente per prendere 30-40 preferenze in più? Come si fa a parlare di “black” e assurdità simili?». Lui, dicono, si sarebbe giustificato su tutti i fronti: le battute antisemite? «Stavo prendendo in giro Jonghi, ne facevo il verso». I pagamenti in nero? «Non hanno mandato in onda tutto, la verità: quello offriva soldi su soldi e io dicevo no… Ho solo detto che potevano pagare una cena, un aperitivo elettorale…».
Parole che la Meloni vuole valutare per bene, perché di una persona «che conosco da una vita» si fida, ma la mano sul fuoco in certi casi è sempre saggio non metterla. Per questo pretende «l’intera registrazione, lo sbobinato di 100 ore. Perché se c’è da prendere provvedimenti lo faccio in un minuto, non ho paura di cacciare gente dal partito. Ma se è una trappola, se c’è chi vuole incastrare i miei, voglio saperlo…». E ora il voto: «Non credo saremo danneggiati: sto ricevendo messaggi su messaggi di gente schifata da questa operazione, dal falso moralismo di Letta che difende un condannato a 13 anni, di Giarrusso che dà lezioni nonostante le storie con la lobby del tabacco». E ancora rabbia: «Uno fa tanto e poi…».
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