Morisi, l’ombra della vendetta: “L’hanno denunciato per i soldi”

Grazia Longo, Niccolò Zancan

BELFIORE (VERONA). Forse la parola giusta è «vendetta». Ora che si conosce l’esatta sequenza dei fatti, che hanno trasformato una vicenda privata in un caso politico. Il caso Morisi.

Sono le 15,37 del 14 agosto. Per tre volte Nicolas, nome d’arte, uno dei due ragazzi escort invitati a casa di Luca Morisi, il responsabile della comunicazione sui social della Lega e di Matteo Salvini, chiama i carabinieri e urla frasi che riguardano una faccenda di soldi: «Questo è un furto! Qui c’è un uomo che ci sta fregando. Dovete intervenire». Cade la linea. Ma Nicolas richiama ancora. Insiste. Non parla di droga. Contrariamente a quanto lui stesso ha dichiarato nelle interviste rilasciate in questi giorni, dice nulla del suo stato di salute e non sembra preoccupato di stare male. Quella che vuole dirimere con l’intervento delle forze dell’ordine è una questione economica. I carabinieri arrivano poco più tardi nelle campagne di Belfiore e chiedono alle tre persone presenti nell’appartamento di seguirli in caserma a San Bonifacio. Ecco chi sono: Nicolas e Alexander, escort gay contattati sul sito di incontri Grinder Boy. Il terzo che deve andare in caserma è Luca Morisi, il padrone di casa.

Il tema è sempre quello dei soldi. Sul profilo di Alexander c’è il suo tariffario, che va da 150 euro per 30 minuti a 2500 euro per 24 ore quando si tratta di un servizio a domicilio. Secondo la versione degli escort, si erano accordati per 4 mila euro, ma Luca Morisi gli doveva ancora 1500 euro. Mentre stanno spiegando ai carabinieri una questione penalmente irrilevante, un militare nota il modo di parlare del ragazzo che li ha contattati. È impastato, stralunato, stravolto. Decide di fare una perquisizione nella sua auto. Trova una bottiglietta di liquido sospetto. «È droga dello stupro», dice Nicolas. Solo a questo punto si dichiara preoccupato per le sue condizioni di salute e verrà accompagnato in ospedale. E qui entra in scena la questione penalmente rilevante. È forse per vendetta, quindi, che proprio quel ragazzo dice una frase che si può riassumere così: «Andate a casa di Luca Morisi, troverete tantissima droga». Lì sarà lo stesso Morisi a indicare la bustina, al piano di sopra, sullo scaffale della libreria ai carabinieri della scientifica: 0,31 grammi di cocaina. Modica quantità, uso personale.

È stato un litigio per una questione di soldi a aprire l’inchiesta della procura di Verona per un altro reato, l’unico iscritto il 14 agosto e l’unico reato iscritto ancora adesso: cessione di sostanze stupefacenti. Non la cocaina, di cui Morisi si sarebbe fatto carico. Ma la droga dello stupro. Quella bottiglietta sottoposta a analisi chimiche. È la droga che tutti scaricano sul prossimo. «Me l’ha offerta Morisi», dice Nicolas. «Non sono stato io a portarla», dice il padrone di casa attraverso il suo avvocato.

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