La Brexit fa un altro scatto e diventa una questione da porci

Ma il problema dei maiali – con la prospettiva di un Natale senza “sausage roll” – è solo la punta dell’iceberg di un sistema che si sta rivelando disfunzionale a più livelli. Nei giorni scorsi la combinazione tra carenza di camionisti e crisi del carburante ha mandato in tilt interi settori, materializzando uno scenario che gli esperti temevano da mesi. La carenza cronica di manodopera, in particolare, è un “side effect” della Brexit che da tempo preoccupa le associazioni di categoria dei diversi settori: camionisti, sì, ma anche raccoglitori di frutta, operai della macellazione, camerieri, operatori sanitari. Tra luglio 2019 e settembre 2020, 1,3 milioni di cittadini stranieri hanno lasciato la Gran Bretagna. L’esodo dei lavoratori europei, determinato dalla Brexit, è stato aggravato dalla pandemia, che ora torna a preoccupare Londra: i nuovi casi sono in aumento, trainati dalla riapertura delle scuole, e il governo teme di doversi rimangiare ben presto la svolta del “freedom day”.

Le autorità hanno provato a rassicurare sul fatto che il panico dei giorni scorsi – lunghe file davanti ai distributori di benzina, autisti che litigano di fronte a pompe di benzina vuote, soldati schierati per distribuire carburante in tutto il paese – è in gran parte superato, ma la situazione resta molto difficile. Lo scrive oggi l’agenzia di stampa Reuters, che riferisce di pompe ancora asciutte e camionisti esasperati, costretti ad accumulare benzina in bottiglie d’acqua. I distributori attivi sono presi d’assalto da conducenti arrabbiati come Ata Uriakhil, un tassista afghano di 47 anni. “Sono completamente stufo. Perché il paese non è pronto a nulla?”, il suo sfogo, affidato a Reuters. “Quando finirà? I politici non sono in grado di svolgere adeguatamente il proprio lavoro. Il governo avrebbe dovuto essere preparato a questa crisi. È solo incompetenza”. Uriakhil ha detto di aver perso circa il 20% del suo normale guadagno questa settimana perché ha aspettato il carburante piuttosto che far salire i clienti.

Il pensiero di come far quadrare i conti assilla molte famiglie nel Regno Unito, soprattutto ora che il governo ha tagliato – o sta per tagliare – importanti programmi di sostegno al reddito. “Il 30 settembre ha messo fine a un programma che risarciva le persone fino all′80% del reddito perso durante la pandemia. Il 6 ottobre i conservatori taglieranno l’Universal Credit, il programma di welfare onnicomprensivo della Gran Bretagna – 23 euro a settimana – proprio quando più persone che mai fanno affidamento su di esso”, osserva ancora Samuel Earle. “Si prevede che la più grande riduzione del welfare state nella storia britannica spingerà un milione di persone in più al di sotto della soglia di povertà, inclusi 200.000 bambini. (Un fondo per le difficoltà invernali appena annunciato del valore di 584 milioni di euro farà poco per ammorbidire un taglio 12 volte la sua dimensione)”.

Questa “tempesta perfetta” – alimentata dall’incapacità del conservatori di riempire i vuoti lasciati da Brexit – inizia a riverberarsi anche sul settore manifatturiero. L’indice Pmi del comparto, calcolato da Ihs Markit, è diminuito a 57,1 dal 60,3 di agosto, ai minimi da sette mesi. A causare la frenata – spiega Radiocor – un mix di fattori, tra cui i ritardi nella catena delle forniture, il rallentamento della crescita delle nuove commesse e le crescenti penurie di materiali e manodopera. L’indice si mantiene comunque sopra la soglia di 50 che fa da spartiacque tra crescita e arretramento dell’attività, ma il tasso di crescita rallenta da quattro mesi ed è il minimo da febbraio. Il tempo medio dei fornitori è aumentato a livelli tra i più elevati nella serie statistica, di riflesso a ritardi nelle consegne via mare, terra e aria, alle difficoltà causate dal Covid e dalla Brexit, alla mancanza di autisti per le consegne e a ritardi nei porti. A pesare è stata anche una crescita più debole degli ordinativi, aumentati al tasso minimo da febbraio, con un rallentamento delle commesse interne e con la prima contrazione degli ordini all’export in otto mesi. Le imprese continuano inoltre a riferire di carenze di manodopera e difficoltà nell’assunzione di personale adeguatamente qualificato.

Mentre i tasselli della crisi aumentano, le nuove regole della Brexit entrano in vigore aumentando la distanza tra “Plague Island” ed Europa continentale. Niente che non si sapesse già: dall’obbligo di passaporto biometrico a quello di certificazione agroalimentare, era tutto già scritto. Quello che è mancato, forse, è stata una riflessione sulle conseguenze, che rischiano di diventare ancora più amare a causa di una congiuntura globale sfavorevole per tutti.

L’HUFFPOST

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