Se il fuoco amico scuote il papato

Gianluigi Nuzzi

Nei sacri palazzi si cercano i congiurati, quelli che Papa Francesco solo qualche giorno fa indicava intorno a un tavolo, pronti a tratteggiare il volto del nuovo Pontefice, eletto da un imminente conclave. I loro nomi non sono mai stati un mistero, figurarsi ora, dopo le nuove dichiarazioni di Francesco contro l’aborto che riducono le distanze con la Chiesa più dogmatica. Ma a sorpresa potrebbero emergere nuovi insospettabili nomi, un tempo fedelissimi dello stesso Bergoglio. «I congiurati appartengono a una chiesa imperiale – spiega un sacerdote, da sempre vicino al Pontefice – che Bergoglio respinge. Una Chiesa del privilegio, che ama essere riconosciuta, alligna nelle prebende, non vuole sottoporsi al giudizio di nessuno, nell’assoluta autoreferenzialità». Ed è inevitabilmente un’ala che ritiene irricevibile questo pontificato indirizzato da un radicale richiamo alla vita evangelica, ad aiutare i poveri da poveri, con i cantieri per le riforme e la trasparenza. Da qui la doppia morsa al papato: da una parte appunto i conservatori che leggono come deriva teologica le aperture di Francesco, dall’altra quel sistema di potere che si riteneva intoccabile e che dai tempi di Paolo VI imperversa in curia.

Le parole durissime di Francesco contro l’aborto («C’è l’abitudine all’omicidio, è come affittare un sicario») sono la risposta concreta a chi mosso da altri interessi vede in questo Papa l’espressione di un neo modernismo teologico da censurare. Francesco non viola i sigilli della dottrina, alla quale si richiama al di là delle interpretazioni strumentali che lo vogliono fuori da quell’alveo. È una posizione indispensabile per superare i venticelli di chi soffia sulle polemiche e concentrarsi sulle riforme. Anche perché per spiegare quanto sta accadendo in diversi sottolineano come il Pontefice abbia subito la scoperta di vedere tra chi rema contro anche uomini di chiesa che lui aveva scelto e dei quali si fidava. Sembra infatti che tra i congiurati, tra quelli che vogliono riposizionare il Vaticano a Chiesa centrale del sistema emergano anche profili di alti prelati ritenuti vicini al Papa. E sarebbe proprio questo retroscena ad aver alimentato l’amarezza di Francesco e la sua clamorosa denuncia. Oggi il gesuita vescovo di Roma puntella la dottrina, appunto per alleggerire l’arsenale dei suoi oppositori dalle accuse strumentali, e cerca di capire quale dicastero può essere ancora ostaggio della vecchia guardia. «Chi oggi è a disagio – prosegue la fonte – non vuole che la Chiesa cammini nella storia: Gesù a 12 anni non è Gesù sulla croce». Anche perché «quelli che non amano le riforme è perché amano zone d’ombra».

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.