Ma l’Europa non è la Svizzera
La terza considerazione riguarda la natura delle potenze che si disputano il controllo del mondo. Anche se gli estensori del Manifesto di Ventotene sbagliarono immaginando che gli Stati nazionali fossero al capolinea, essi però compresero che le sorti del mondo sarebbero comunque tornate, come è stato per millenni, nelle mani di grandi imperi. La Guerra fredda, ossia la competizione fra una «potenza marittima», una repubblica imperiale (gli Stati Uniti), e un impero continentale (l’Unione Sovietica) — dopo un breve intervallo — lascia oggi il campo alle lotte di potenza fra una pluralità di imperi. Per inciso, anche certe medie potenze con aspirazioni egemoniche in ambito regionale, come la Turchia e l’Iran, hanno un passato e tradizioni imperiali.
È d’uso, in democrazia, gettare la croce sui politici, sulle loro inadeguatezze. Se la sicurezza europea è minacciata avendo la protezione americana perso molta della sua antica credibilità, se l’Europa rischia di restare alla mercé di potenze autoritarie, se, così come è messa oggi, non ha alcuna possibilità di essere in futuro padrona del proprio destino, la colpa sarebbe solo dei politici. Troppo comodo. Nemmeno Winston Churchill sarebbe riuscito a combinare alcunché se l’opinione pubblica britannica, dopo anni e anni di disattenzione, non si fosse improvvisamente resa conto della gravità della minaccia nazista.
Il mondo è radicalmente cambiato ma le abitudini europee — settant’anni in una confortevole cuccia — sono più o meno le stesse di prima. Non cambieranno facilmente o presto. Soprattutto perché oggi non c’è un solo orco da fronteggiare. Ci sono minacce plurime e diffuse. Non è facile renderne avvertita l’opinione pubblica.
Il problema principale è rappresentato proprio dalla Germania. Se i tedeschi prendessero atto dei cambiamenti in corso potrebbero trascinarsi dietro tutti gli altri europei, potrebbero dare un contenuto alle tante parole, altrimenti vuote, sull’Europa e sul suo ruolo futuro nel mondo. Ma la Germania, almeno fino ad oggi, non ha mostrato (e non è la parte migliore della eredità politica di Angela Merkel) di avere appreso la lezione e di essere in grado di agire di conseguenza. La storia (per fortuna) è sempre imprevedibile ma, al momento la ricca, pacifica e indifesa Europa appare come una preda ambita e appetibile per i tanti pescecani che le girano intorno. Altro che Svizzera.
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