Vaccinati, ma senza Green pass: i paradossi da risolvere
Le regole Ue
Dal primo luglio nei 27 Paesi Ue è obbligatorio essere vaccinati per salire su un aereo senza fare il tampone; il Green pass viene rilasciato a coloro che hanno completato il ciclo vaccinale con uno dei quattro sieri riconosciuti dall’Ema. Altrimenti tampone e quarantena di 5 giorni. La Commissione europea, però, ai fini della libertà di circolazione ha lasciato agli Stati membri la libertà di rilasciarlo anche a chi ha fatto altri tipi di vaccino. Ebbene, ad oggi sedici Paesi non danno il Green pass a chi ha fatto il vaccino cinese. Lo rilasciano solo in Austria, Bulgaria, Slovenia, Croazia, Cipro, Grecia, Olanda, Spagna, Svezia, Finlandia e Ungheria. Sette non lo riconoscono a chi ha fatto quello indiano, venti a chi quello russo. Per i vaccinati Sputnik, libera circolazione in Grecia, Slovenia, Bulgaria, Croazia, Slovacchia, Ungheria e Cipro.
Le disposizioni in Italia
In Italia la circolare del Ministero della Salute del 30 luglio dispone che, per chiunque arrivi nel nostro Paese con un certificato che attesti l’avvenuta vaccinazione con uno dei 4 sieri riconosciuti dall’Ema, il certificato vale come Green Pass. Dal 23 settembre la disposizione è stata estesa anche per l’indiano Covishield, pertanto stranieri o italiani vaccinati con il siero indiano possono prendere voli interni, treni a lunga percorrenza, entrare nei cinema e nei ristoranti e all’università, come già avveniva in altri 19 Paesi Ue (Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Lettonia, Olanda, Repubblica Ceca, Romania, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria). Gli italiani o stranieri vaccinati con sieri cinesi sono considerati non vaccinati e quindi non possono muoversi liberamente, inclusi gli studenti iscritti alle nostre università, che non possono frequentare se non facendo un tampone ogni 48/72 ore. Hanno acquistato Sinovac e Sinopharm anche in Indonesia (191 milioni di dosi), Brasile (95), Filippine (34), Bangladesh (29), Thailandia (27), Argentina (25): tutti Paesi da cui spesso provengono colf e badanti. Mentre in Sud America ci sono milioni di italiani residenti. Sputnik è stato somministrato ai residenti di San Marino (38 mila dosi). Per loro è stato fatto un decreto apposta: fino al 15 ottobre possono muoversi liberamente presentando solo il certificato di vaccinazione. E dopo? Nessun Green Pass, invece, a chi per fare prima è andato in Serbia a farsi il vaccino russo, o alle colf e badanti vaccinate con Sputnik. E quanti sono gli italiani — dentro e fuori i confini — che per ragioni personali o di lavoro hanno fatto vaccini non riconosciuti? Il dato non è noto. In Veneto hanno segnalato il problema in 690, in Emilia-Romagna tra 800 e 1.200.
La posizione della Commissione europea
La questione è solo politica, visto che il Green pass è una carta d’identità che distingue chi è vaccinato da chi non lo è. Tant’è che la Commissione europea sta sollecitando gli Stati membri ad adottare una linea comune, poiché avere in giro persone che hanno fatto un vaccino diverso dal nostro rappresenta un rischio accettabile.
Siccome non è possibile fornire a tutto il mondo gli stessi vaccini, ai fini della libera circolazione, occorre riconoscere quelli degli altri. E più si prendono decisioni lineari e chiare, più si tolgono pretesti a complottisti, negazionisti e indecisi
A Flourish map
Tutti i paradossi
Niente Green Pass ai 600 cittadini italiani che si sono prestati alla sperimentazione del vaccino ReiThera, che però possono circolare liberamente con un certificato che li esenta dall’essere vaccinati (come se non lo fossero stati!) fino al 30 novembre. La Gran Bretagna considera, invece, come vaccinati i suoi 19 mila volontari che hanno sperimentato Novavax e Valneva. Per entrambi l’Ue li considera non vaccinati. Poi c’è il caso Stati Uniti. Se per i motivi ammessi (lavoro/studio) un cittadino europeo vaccinato con AstraZeneca deve andare negli Usa, quando arriva deve fare sette giorni di quarantena perché non lo considerano vaccinato. E comunque prima di imbarcarsi, anche se ha fatto uno dei tre vaccini riconosciuti dall’Fda, deve aver trascorso 14 giorni fuori dall’area Schengen. Mentre in Italia può entrare qualunque turista americano. Eppure, gli Usa contano 240 contagi su 100 mila abitanti contro i 37 italiani (dati su sette giorni). Uno svizzero può imbarcarsi per gli Usa direttamente, senza passare prima due settimane da qualche parte, anche se lì i contagi sono il triplo dei nostri.
Gli italiani non possono andare in Giappone, che esclude gli ingressi per turismo, anche se hanno uno dei vaccini Pfizer, Moderna e AstraZeneca riconosciuti dalla loro agenzia regolatoria (Pmda). Però i giapponesi sono ammessi in Italia anche per turismo, basta un tampone, e se non vaccinati (o con vaccini diversi da quelli riconosciuti Ema) isolamento di 5 giorni. Idem per l’Australia: noi i turisti australiani li faremmo entrare, ma non possono venire perché i loro confini in ingresso e uscita sono chiusi da marzo 2020 e così rimarrà fino a metà 2022. Hong Kong riconosce tutti i vaccini, ma in ingresso tratta tutti come se non fossero vaccinati, e li spedisce a loro spese in uno degli alberghi designati dal governo, per 14 o 21 giorni (a seconda del Paese di provenienza). E durante la quarantena tutti sottoposti a tre tamponi. dataroom@rcs.it
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