“Uno Statuto rivisto su lavoro antico (non protetto) e nuovo (non regolato)”
“Lo Statuto dei lavoratori fu una legge straordinaria dal punto di vista della scelta politica perché metteva lavoro e diritti in primissima evidenza. Era una legge efficace, fatta con sapienza, ma oggi dobbiamo fare i conti anche con il lavoro nuovo: è una parte che si è estesa e imposta e che non era considerata nello Statuto perché non esisteva”. Guarda avanti Sergio Cofferati, il condottiero della Cgil dal 1994 al 2002, l’uomo che il 23 marzo di diciannove anni fa portò tre milioni di lavoratori in piazza, al Circo Massimo, per manifestare contro il tentativo del governo Berlusconi di modificare uno dei pilastri dello Statuto dei lavoratori: l’articolo 18. Erano giorni convulsi. Quattro giorni prima, a Bologna, le Nuove Brigate Rosse uccidevano il giuslavorista Marco Biagi, la figura simbolo della riforma del mercato del lavoro che l’esecutivo stava preparando.
Sono passati diciannove anni dalla manifestazione al Circo Massimo. Lo Statuto dei lavoratori va ancora difeso?
Lo Statuto dei lavoratori, nella sua struttura, è durato per oltre cinquant’anni. Anche le correzioni fatte, alcune pessime come il Jobs Act, non ne hanno scalfito il valore. Quando nacque fu una legge straordinaria, molto efficace perché aderente al lavoro di quel tempo: l’economia era passata da un assetto prevalentemente agricolo a uno industriale e questo passaggio aveva cambiato modalità e contenuti del lavoro. Oggi c’è anche una parte del lavoro che è nuova e con cui dobbiamo rapportarci, ma anche una parte che già conosciamo.
Entriamo dentro il mondo del lavoro di oggi.
Non è solo lo smart working o la logistica che è esplosa per ragioni che riguardano anche l’organizzazione della società. Abbiamo davanti un lavoro antico e non protetto, come quello agricolo, caratterizzato da sfruttamento e mancanza di diritti e dove si innesta il problema della gestione delle politiche migratorie perché i lavoratori utilizzati prevalentemente sono gli immigrati. Ma abbiamo anche un lavoro basato su quella tecnologia che è entrata nella vita di tutti. Di conseguenza anche le figure lavorative sono evolute.
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