Elezioni 2021, Salvini e la caduta della Lega: «Abbiamo perso per demeriti nostri»

Come nelle sue corde, Salvini cerca di non soffermarsi troppo sulla partita in corso (nel pomeriggio passa da una diretta tv all’altra, ma in sala stampa si presenta solo in serata per una dichiarazione senza «concedere» domande ai cronisti) e sposta i riflettori sul futuro. Con un’accelerazione sorprendente. «L’anno prossimo saranno chiamate al voto 25 città importanti (da Genova a Padova, da Verona a Lecce) e dobbiamo fare tesori degli errori fatti. Per questo dobbiamo decidere il prima possibile». Ecco l’iniziativa. «Ho intenzione di chiamare Giorgia (Meloni) e Silvio (Berlusconi) per proporre loro di vederci subito dopo i ballottaggi affinché noi si sia in grado di scegliere i candidati sindaci delle città che saranno rinnovate nel 2022 già a novembre». È stato l’unico accenno diretto alla presidente di Fratelli d’Italia, così come non ce ne sono stati altri nei confronti del leader di Forza Italia.

A caldo, meglio concentrarsi sui propri risultati e tirare un sospiro di sollievo per aver conservato, salvo casi particolari (come a Bologna), la leadership del centrodestra. Anche sulle tensioni interne alla Lega e sulla divisione più o meno artefatta tra partito di lotta e partito di governo, Salvini preferisce sorvolare. «Siamo concordi e compatti sull’obiettivo di vincere le elezioni politiche del 2023. Le polemiche e le spaccature esistono solo sulle pagine dei giornali».

Adesso l’attenzione del leader si sposta sul governo. «Sicuramente nell’azione del governo chiederemo a Draghi maggiori incisività su alcuni temi: taglio delle tasse, sicurezza, giustizia, scuola, perché metà della gente che non è andata a votare probabilmente chiede più concretezza. Spero di non passare le prossime settimane in Parlamento a discutere di legge elettorale, ddl Zan e ius soli». Temi, guarda caso, cari al segretario del Pd Enrico Letta. Al quale Salvini, come ultimo pensiero di una giornata faticosa, affida una riflessione: «Festeggiare il ritorno in Parlamento con un’affluenza alle urne del 30 per cento significa sottovalutare la rabbia e la disillusione dei cittadini».

CORRIERE.IT

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