Fisco, lo strappo della Lega. Draghi: «Ora Salvini spiegherà»

Meno tasse

Il premier ha confermato che la riforma «non intende aumentare, ma diminuire il gettito complessivo perché da noi le aliquote sono troppo alte». In particolare, il ministro dell’Economia, Daniele Franco, ha specificato che bisogna intervenire sul cuneo, ovvero il prelievo sul lavoro, che in Italia è di 5 punti superiore alla media europea e di 11 della media dei Paesi Ocse. Tra i principi della riforma anche il «superamento graduale» dell’Irap sulle imprese; la riforma della riscossione, con l’assorbimento della relativa agenzia nell’Agenzia delle entrate; la graduale riduzione delle «variazioni eccessive delle aliquote» Irpef (il riferimento implicito è al salto dal 27% al 38% quando si superano 28mila euro di reddito); la semplificazione dell’Ires; la razionalizzazione dell’Iva al fine di ridurre l’evasione (oltre 30 miliardi l’anno); il riordino della giungla normativa; la semplificazione delle addizionali regionali e comunali. Obiettivi ambiziosi per i quali la delega non stanzia risorse aggiuntive rispetto ai 2 miliardi già a disposizione nel 2022 e un miliardo dal 2023. Ulteriori stanziamenti dovranno essere trovati di volta in volta, ha spiegato Franco, con le manovra di bilancio annuali oppure attraverso coperture reperite nella stessa riforma.

Le misure per il 2022

Il ministro dell’Economia è stato molto cauto anche sull’anticipare parte del taglio delle imposte, in particolare sul cuneo, con la legge di Bilancio per il 2022 che il governo presenterà entro il 20 ottobre: «Dipende dalle coperture che troveremo». L’idea, appunto, è quella di lavorare a una prima riduzione del prelievo Irpef sui ceti medi, rafforzando lo sconto fiscale finora previsto dal bonus (gli 80 euro di Renzi poi aumentati fino a 100 dal governo Conte) e a una ulteriore riduzione dell’Irap, ma questo significa che ai due miliardi disponibili bisognerebbe aggiungere tra i 4 e i 6 miliardi. In teoria le risorse ci sarebbero, visto che con la maggior crescita è emerso un «tesoretto» di 19 miliardi. Ma la lista delle spese è lunga: dalle pensioni ai bonus e superbonus, dai contratti pubblici all’acquisto di vaccini.

CORRIERE.IT

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