Forza Nuova, Draghi valuta lo scioglimento per decreto. Il no della Lega

di Monica Guerzoni

Con un tweet lanciato da Palazzo Chigi subito dopo la visita nella sede della Cgil devastata dalla furia squadrista, Mario Draghi ha promesso che non ci sarà «nessuna tolleranza contro intimidazioni ed episodi di violenza».

Quella della fermezza assoluta è la linea che il premier ha illustrato nell’incontro di mezz’ora con Maurizio Landini, al quale ha voluto portare, a due giorni dall’assalto, la solidarietà del governo e del Paese intero alla Cgil e a tutti i sindacati, «presidio di democrazia».

Draghi arriva alle 12.15 davanti alla sede di corso Italia, violata sabato dagli estremisti di destra. L’abbraccio con Landini sotto le bandiere rosse è simbolico, i dipendenti applaudono, i fotografi scattano. Il presidente varca con emozione e rispetto la soglia della Cgil. È visibilmente, profondamente colpito. Passa sotto il grande quadro di Guttuso rimasto intatto, si ferma davanti alla tela di Ennio Calabria squarciata e ascolta in silenzio il racconto di Landini: i vetri rotti, le fotocopiatrici spaccate a calci, le macchie di sangue sul pavimento… E Draghi, che aveva visto i video e le foto delle stanze devastate, loda i dipendenti: «Avete fatto un miracolo!».

Durante l’incontro — in cui c’è spazio anche per parlare di Pnrr, legge di bilancio, pensioni, reddito e sicurezza sul lavoro — Landini anticipa al premier che sabato alla manifestazione unitaria la Cgil chiederà «un provvedimento per lo scioglimento delle forze politiche che si richiamano al fascismo, come prevede la Costituzione». Draghi ascolta, poi rassicura: «È un tema che abbiamo presente, ne discuteremo».

A Palazzo Chigi la discussione è iniziata domenica ed è già nel vivo. L’ipotesi a cui si lavora è netta: sciogliere Forza nuova con un decreto legge del governo. Draghi è irritato perché le forze dell’ordine hanno faticato a contenere i violenti e vuole scongiurare che le proteste di piazza possano degenerare ancora.

Nulla è deciso
, ma nelle stanze della presidenza del Consiglio si stanno facendo tutti gli approfondimenti, di carattere giuridico e di opportunità. La scelta troverebbe fondamento nella legge Scelba del 20 giugno 1952, che consente al governo «in casi straordinari di necessità e di urgenza» di agire per decreto-legge se un movimento usa la violenza «quale metodo di lotta politico» o «denigra la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza».

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