I dpcm sul green pass nei luoghi di lavoro: Qr code, controlli, multe e rischio licenziamento. Tutte le regole
di Rita Querzé e Claudia Voltattorni
Con due decreti della presidenza del Consiglio, il governo aggiunge gli ultimi tasselli al quadro normativo che regola l’obbligo del green pass nei luoghi di lavoro a partire dal 15 ottobre. Il presidente del Consiglio Mario Draghi ieri ha firmato il dpcm sulle linee guida per il rientro in ufficio dei dipendenti della Pubblica amministrazione e quello sulle modalità di controllo della certificazione verde sia per l’impiego pubblico che per quello privato.
Per quest’ultimo è stato necessario il parere favorevole del Garante della privacy, che ha dato l’ok all’uso di specifiche applicazioni e piattaforme digitali per la verifica dei green pass e definito regole da rispettare per tutelare i dati sensibili dei lavoratori. Per sciogliere gli ultimi dubbi, nella serata di ieri Palazzo Chigi ha diffuso anche 11 Faq (domande frequenti) con le risposte ai quesiti più comuni.
Viene sottolineato che l’uso del green pass è una misura ulteriore che non può far ritenere superati i protocolli aziendali e di settore. Inoltre, chi è in attesa di green pass ma è vaccinato o negativo a un tampone, per accedere al posto di lavoro può presentare il certificato rilasciato dalla struttura sanitaria o da chi ha effettuato la vaccinazione o il test.
In dettaglio viene specificato che parrucchieri, estetisti e tutti gli operatori dei servizi alla persona non devono controllare il green pass ai clienti, come loro stessi non sono obbligati ad esibirlo. Lo stesso vale per tassisti e autisti di auto a noleggio con conducente. Ad appena due giorni dall’entrata in vigore dell’obbligo del certificato verde per accedere a tutti i luoghi di lavoro, aziende e lavoratori si stanno preparando.
Ma le difficoltà non sono poche. In questo momento, i lavoratori ancora senza alcuna vaccinazione sono circa 3,5 milioni. Ciascuno dovrà fare tre tamponi alla settimana, se sarà sempre presente al lavoro. Il che significa oltre un milione di tamponi alla settimana. Al momento l’Italia è il primo Paese d’Europa a introdurre il green pass per accedere a tutti i luoghi di lavoro, pubblici e privati. Solo la Grecia, dallo scorso settembre, ha reso obbligatorio un tampone settimanale per tutti i lavoratori, se non vaccinati.
La verifica del possesso e della validità del green pass potrà
essere effettuata manualmente o in via automatizzata. I ministeri della
Salute, dell’Economia e dell’Innovazione tecnologica mettono a
disposizione dei datori di lavoro pubblici e privati un pacchetto di
software per la verifica del certificato verde che possa integrare la
app «Verifica C19» già scaricabile gratuitamente oggi sullo smartphone.
Il Garante per la privacy
ha dato parere favorevole quindi all’impiego di un pacchetto di
sviluppo per applicazioni da integrare nei sistemi di controllo agli
accessi, considerati validi sia in ambito lavorativo pubblico sia
privato. Per la Pa, potranno quindi essere aggiunte funzionalità
specifiche alla piattaforma Noipa o al portale Inps, mentre per le
amministrazioni pubbliche con più di 1.000 dipendenti è previsto un
servizio con la piattaforma nazionale Dgc.
Per le
amministrazioni più piccole, la verifica potrà essere anche manuale e
attraverso la app «Verifica C19». In ogni caso, sottolinea il Garante
per la protezione dei dati personali, l’attività di verifica «non dovrà
comportare la raccolta dati dell’interessato in qualunque forma».
Massimo 48 ore e non oltre. Tanto l’anticipo di tempo in
cui il datore di lavoro può richiedere ai propri lavoratori il green
pass per svolgere l’attività lavorativa. Lo prevede il dpcm sulla
privacy e sui controlli che ieri ha ottenuto il via dal Garante. La
richiesta è possibile «per far fronte a specifiche esigenze di natura
organizzativa, come ad esempio quelle derivanti da attività lavorative
svolte in base a turnazioni, o connesse all’erogazione di servizi
essenziali».
Il datore di lavoro, o la persona da lui delegata
può quindi richiedere al proprio dipendente di presentare il certificato
verde in anticipo fino ad un massimo di 48 ore per programmare turni di
lavoro e rotazione, ma solo «in relazione agli obblighi di lealtà e di
collaborazione derivanti dal rapporto di lavoro».
Il QrCode
collegato al green pass che viene scansionato durante i controlli non
può in alcun modo essere conservato dal datore di lavoro, pubblico o
privato che sia, né utilizzato in seguito. Lo stesso vale anche per
tutte le informazioni rilevate durante i controlli automatizzati che non
dovranno essere registrate né utilizzate in seguito. Anche i soggetti
esenti da vaccinazione presto avranno un loro QrCode.
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