Riforma del catasto, perché Milano rischia la stangata: aumenti del 174% entro il 2026, record Città studi
Delega fiscale del governo, il calcolo delle variazioni sull’imponibile. La città sarà suddivisa in 42 microzone (dalle tre attuali). Al Vigentino + 112%, a Piola-Città studi +267%, a Brera +193%: i calcoli quartiere per quartiere
Il 2026 potrebbe portare a Milano non solo le Olimpiadi invernali ma anche una stangata per i proprietari di casa. Entro il 1° gennaio di quell’anno infatti saranno pronti, come previsto dalla delega fiscale chiesta dal Governo, i nuovi valori catastali degli immobili; starà all’Esecutivo allora in carica decidere se utilizzarli ai fini fiscali o proseguire con il sistema attuale relegando la variazione degli estimi al ruolo di puro e semplice esercizio statistico. Comunque sia non c’è nessun dubbio sul fatto che i maggiori aumenti dei valori in Italia si registreranno proprio nel capoluogo lombardo: Milano ha i prezzi più alti della Penisola ed è anche la città che ha registrato i maggiori aumenti dagli anni Ottanta del secolo scorso, epoca a cui risalgono i valori fiscali oggi in vigore.
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Con il nuovo catasto il territorio cittadino sarà suddiviso in 42 microzone omogenee dal punto di vista del mercato, mentre oggi le aree censuarie sono solo tre. La superficie di ogni immobile sarà espressa in metri quadrati (oggi per le abitazioni si considerano vani catastali di entità mutevole) e verranno profondamente modificati i criteri di classificazione degli immobili. I valori saranno desunti da quelli di mercato, che l’Agenzia delle Entrate raccoglie ormai da anni e aggiorna ogni sei mesi nell’Omi, Osservatorio del mercato immobiliare, con dati a consultazione libera.
L’Omi è già basato sulla suddivisione in microzone che verrà adottata per i nuovi estimi; per ogni porzione del territorio vengono date le quotazioni minima e massima a seconda della tipologia dell’immobile, delle sue finiture e del suo stato di conservazione. Con tutta evidenza le quotazioni per tradursi in valori fiscali dovranno essere affinate adottando dei coefficienti migliorativi o peggiorativi rispetto ai dati grezzi. Ad esempio in una casa di 10 piani il piano terra vale molto meno del decimo piano e i nuovi estimi dovranno tenerne conto. Ma a quanto ammonta la differenza tra valori fiscali e valori reali? L’Economia del Corriere ha calcolato che l’incremento medio ammonterebbe ai fini Imu al 174,2%: per tradursi in un aumento analogo dell’imposta bisogna presupporre il mantenimento, improbabile, dell’aliquota attuale pari a 1,14%. Ma ovviamente ogni immobile è una storia a sé.
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