America, la guerra civile perenne

Paolo Mastrolilli

Il nemico più pericoloso dell’America è l’America. Noam Chomsky spiega così il perché: «Sul piano militare, siamo ancora di gran lunga la superpotenza dominante. Stesso discorso sull’economia, per la forza delle nostre imprese private. Ciò che invece ci indebolisce, e potrebbe davvero provocare il declino degli Usa, è la profonda spaccatura culturale». Il linguista del Mit a questo punto pesa bene le parole, e poi azzarda: «Corriamo il rischio di una nuova guerra civile? Anche. Storicamente siamo un Paese violento, pieno di armi. L’attacco del 6 gennaio è stato contenuto, per ora. Ma chi può sapere dove porterà la rabbia da cui è nato, che ancora cova?».

Il ritiro dall’Afghanistan è stato un disastro, o la fine necessaria di una guerra infinita?
«Non è la fine delle guerre eterne, perché gli Usa restano coinvolti in una politica aggressiva dalla loro fondazione. Non aveva senso invadere l’Afghanistan nel 2001, e forse ora le potenze regionali come Cina, Tajikistan, Uzbekistan e Russia potranno cooperare con i taleban per creare un governo più o meno funzionante, con gli Usa coinvolti in qualche modo. Ma il ritiro ha un impatto assai più ampio».

Quale?
«La Cina sta costruendo un sistema asiatico in cui avrà il ruolo centrale, includendo Russia, India, Pakistan, Iran, Turchia, ma tenendo fuori gli Usa. La Via della Seta è solo un aspetto, e Kabul potrà essere portata dentro per sviluppare le sue risorse minerarie. Ciò avrà un impatto globale sostanziale, perché molte analisi geopolitiche dimostrano che il controllo dell’Asia centrale sarà una chiave della dominazione globale».

Pechino lancia una sfida epocale alle democrazie?
«Non è un regime autocratico, ma totalitario, antidemocratico e violatore dei diritti umani. Però non minaccia nessuno, a parte i popoli della regione che considera sua. Le azioni nel Mar Cinese Meridionale violano le norme globali, ma gli Usa non sono in posizione di obiettare, per due ragioni: non hanno mai ratificato la legge marittima internazionale, e la violano costantemente».

Se Pechino è un regime totalitario, Washington non dovrebbe respingerlo?
«Come reagirebbero gli Usa, se la Cina desse sottomarini nucleari a Cuba con l’intenzione di distruggere la flotta americana, e apparissero non annunciati nel porto di New York? Con una guerra nucleare».

Biden all’Onu ha detto che non vuole una nuova Guerra fredda, ma punta sulla diplomazia.
«Non posso giudicare se sia stato sincero, ma dichiarazioni e azioni sono in conflitto».

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