Pensioni, si esce prima ma solo con una parte. Ecco l’alternativa a Quota 100
La Super Ape sociale
L’Ape contributiva potrebbe affiancarsi, nella prossima legge di bilancio, a un’altra forma di anticipo a 63 anni dell’uscita e cioè la Super Ape sociale, allargata a “30 codici in più” relativi a categorie di lavoratori gravosi, dai 15 di oggi: tra questi conduttori di impianti, saldatori, operai forestali ma anche estetisti. Secondo Tridico, prorogare al 2026 e allargare l’Ape sociale costa “126,7 milioni per il 2022, 331,1 per il 2023, 520,7 per il 2024, fino a un picco di 805,3 milioni nel 2025”. E dunque: un miliardo in tre anni e 800 milioni a regime.
Quota 41 e riscatto laurea
Tridico, in audizione alla Camera, ha poi stimato altre soluzioni che sono sul tavolo della discussione politica. Come Quota 41, cara alla Lega e caldeggiata anche dai sindacati: l’uscita dopo 41 anni di contribuzione a prescindere dall’età. “Costerebbe nel primo anno 4,3 miliardi, 5,99 miliardi nel 2023, 5,86 miliardi nel 2024 fino a superare i 9 miliardi nel 2029”, dice il presidente Inps. Anche il riscatto gratuito della laurea viene giudicato “molto costoso”, intorno ai “4-5 miliardi di euro ogni anno, una spesa molto importante”.
Quanti sono i retributivi puri
Il numero di lavoratori ancora totalmente nel vecchio sistema retributivo (prenderanno come pensione in base agli ultimi stipendi) si sta assottigliando. Tridico dice che sono 297.320 al 31 dicembre 2020. Parliamo di quei lavoratori che avevano almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 e che hanno mantenuto il retributivo fino all’entrata in vigore della legge Fornero: 167.130 uomini e 130.190 donne. Di questi circa 33 mila hanno meno di 60 anni.
La reazione della Cgil
Le previsioni di spesa dell’Inps su Quota 41, superiore a 9 miliardi come punta massima, “sono decisamente sovrastimate” per il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli. “Queste stime – spiega il responsabile previdenza della Cgil Ezio Cigna – considerano che tutti i lavoratori in possesso di questo requisito esercitino il diritto, quando l’esperienza concreta ci dice che gli utilizzatori sono meno della metà. Inoltre non si considera che la componente contributiva, ormai prevalente in quasi tutte le posizioni personali, non costituisce una spesa aggiuntiva ma solo un’anticipazione. Per noi il picco massimo di spesa annua non supererebbe il miliardo e mezzo, e pertanto questo intervento sarebbe sostenibile”.
La posizione della Cisl
“La flessibilità per andare in pensione non è un acquisto a rate”, osserva il segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga. “Non condividiamo la proposta del presidente dell’Inps Tridico di riconoscere un acconto di pensione a 63/64 anni calcolata con il sistema contributivo ed il resto a saldo a 67 anni. La flessibilità nell’accesso alla pensione deve essere compatibile con un assegno di importo adeguato, invece la proposta del presidente dell’Inps sarebbe economicamente insostenibile per la maggioranza dei lavoratori e finirebbe per premiare chi guadagna di più. Una penalizzazione in cambio di flessibilità: inaccettabile”.
REP.IT
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