La pacificazione impossibile

Nel suo intervento alla Camera la ministra ha spiegato che, pur avendo uno dei capi di Forza Nuova, Castellino, annunciato pubblicamente nel suo delirante comizio che i contestatori si sarebbero diretti verso Corso d’Italia, puntando contro la sede del maggior sindacato, l’apparato dell’ordine pubblico non volle fermarlo per evitare conseguenze più sanguinose. Secondo la Meloni, però questa non sarebbe stata solo una prova di incapacità, ma il segno che Lamorgese, con la sua eccessiva prudenza, intenderebbe alimentare una sorta di “strategia della tensione”, alla vigilia del voto di domenica. Al di là delle accuse dell’opposizione, tuttavia, la sensazione che il dibattito a Montecitorio ha lasciato è stata di una sostanziale inadeguatezza delle forze in campo rispetto ai rischi della giornata di sabato e alla dimensione dell’attacco dei violenti. Stretto nella tenaglia tra i timori della vigilia del Green Pass obbligatorio e il “caso Lamorgese”, Draghi nel colloquio con Salvini ha tentato di convincerlo a prendere le distanze da Meloni e assumere un atteggiamento più responsabile. Ricevendone in cambio l’invito – ribadito – del leader della Lega di concedere tamponi gratuiti ai non vaccinati. E un appello alla “pacificazione” per la quale Salvini, con più garbo, accredita il premier come l’unico in grado di realizzarla. Ma Draghi non può accettare nulla del genere: avrebbe il senso di una resa ai No-vax e di caricare, attraverso le tasse, il costo dei tamponi sui vaccinati, la stragrande maggioranza dei cittadini. Così il problema rimane e l’orologio corre verso “l’ora x” di domani. 

LA STAMPA

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