Dalle cartelle esattoriali alla quarantena pagata: tutti i provvedimenti del decreto fiscale
LUCA MONTICELLI
Cartelle esattoriali, le rate passano da dieci a diciotto
Come richiesto dalla risoluzione approvata da Camera e Senato, il governo concede 150 giorni per pagare le cartelle esattoriali che l’Agenzia delle Entrate ha ricominciato a notificare dal 1° settembre, dopo che la riscossione era stata bloccata per non pesare sui contribuenti già in difficoltà con la crisi innescata dalla pandemia. Le famiglie avranno più tempo per saldare i debiti con il Fisco, visto che oggi il tempo per impugnare una cartella è di 60 giorni. Un altro intervento stabilito dal decreto fiscale aumenta da 10 a 18 il numero delle rate che, se non pagate, determinano la decadenza dalla rateizzazione concessa per i piani già in essere prima del Covid.
Il decreto prevede alcuni correttivi alla disciplina del credito di imposta in Ricerca e Sviluppo per superare alcune incertezze interpretative connesse all’originaria formulazione della misura. Inoltre sono state approvate delle semplificazioni alla disciplina del Patent box.
Non è stato affrontato il tema del superamento dell’aggio (un onere calcolato come rimborso all’attività di recupero dei tributi), che però sembra destinato ad essere discusso in manovra o nell’ambito della delega fiscale. Stesso discorso per il taglio del cuneo e la fusione tra Agenzia delle entrate e Riscossione.
La quarantena torna a essere pagata come la malattia
La quarantena torna ad essere pagata come la malattia e si rifinanziano i congedi parentali al 50 per cento per i genitori (che non possono stare in smart working) di minori di 14 anni in isolamento o che usufruiscono della Didattica a distanza.
La polemica sulla quarantena era esplosa in piena estate quando in una circolare del 6 agosto l’Inps aveva messo nero su bianco di aver esaurito le risorse.
Un intervento si è reso necessario per evitare gli effetti retroattivi, infatti tutti coloro che dal 1° gennaio 2021 sono stati per alcuni giorni in isolamento rischiavano un taglio dello stipendio e dei contributi.
L’associazione Unimpresa aveva calcolato un danno in busta paga tra i 600 e i mille euro.
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