I pro e i contro di un decreto su Forza Nuova
Vladimiro Zagrebelsky
La questione della natura fascista di organizzazioni come Forza Nuova e la proposta di scioglierla può essere discussa cominciando da un fatto dal sapore identitario: la visita che il presidente del Consiglio Draghi ha fatto alla sede della Cgil vandalizzata da una folla guidata da esponenti di quel movimento. Non è stata una visita di cortesia, ma un esplicito gesto di parte: dalla parte della Costituzione. Fa venir in mente quello del presidente Mattarella, che appena eletto, prima ancora di recarsi al Quirinale, andò alle Fosse Ardeatine. Perché l’Italia repubblicana è antifascista, ora come nel 1948, quando la Costituzione entrò in vigore. Naturalmente non ci si riferisce ora al fascismo come regime storico, del ventennio. Ma alla sua realtà ideologica. Calamandrei, discutendo in Assemblea costituente (4 marzo 1947) i caratteri della azione politica dei partiti e del connesso divieto di ricostituzione del partito fascista, suggerì di non fermarsi al nome del partito, ma di andare alla sostanza e indicare come inconciliabile con la Costituzione un’associazione che si dia una organizzazione paramilitare, che abbia un programma di violenze contro i diritti di libertà, di totalitarismo e di negazione dei diritti delle minoranze. Fascismo, appunto, ma nelle forme e occasioni consentite da un contesto sociale e politico nuovo rispetto a quello di un cui il fascismo storico sorse, si affermò e porto infine l’Italia alla rovina. La Costituzione democratica stabilisce che “tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Per chiarire la ragione che spinse ad inserire nella Costituzione il divieto di ricostituzione del partito fascista, non c’è solo l’occasione storica, che indica la radice della Costituzione nella contrapposizione al regime fascista, ma anche la fondamentale opposizione alla sua ideologia. In “La dottrina del fascismo” (1933), Benito Mussolini ha proclamato che, se “il liberalismo nega lo Stato nell’interesse dell’individuo particolare, il fascismo riafferma lo Stato come la realtà vera dell’individuo. Il fascismo è per la libertà, ma la sola libertà che possa essere una cosa seria, è la libertà dello Stato e dell’individuo nello Stato. Giacché, per il fascista, tutto è nello Stato, e nulla di umano o spirituale esiste, e tanto meno ha valore, fuori dello Stato… è la forma più schietta di democrazia se il popolo è concepito, come dev’essere, qualitativamente e non quantitativamente, come l’idea più potente perché più morale, più coerente, più vera, che nel popolo si attua quale coscienza e volontà di pochi, anzi di Uno”.
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