Nel Governo riparte il rubabandiera. Primo round, Reddito di cittadinanza

E infatti la discussione non termina qui. Interviene anche Renato Brunetta e la ministra in quota Italia Viva Elena Bonetti. I toni e i contenuti sono differenti rispetto a quelli di Giorgetti perché quello che viene esposto è un ragionamento sulla necessità di avviare una riflessione, senza pregiudizi, sul reddito di cittadinanza a tre anni dall’entrata in vigore e alla luce dei risultati deludenti sul fronte della ricerca di un lavoro da parte dei beneficiari.  

È inaccettabile per la Lega la copertura finanziaria del reddito di cittadinanzaGiancarlo Giorgetti

Poi tocca al Pd, con il ministro del Lavoro Andrea Orlando che difende lo spirito del reddito di cittadinanza, mentre è il segretario Enrico Letta, poche ore dopo, a suggellare la linea affermando che il reddito “va solo modificato, non cancellato”. Il Cdm rischia di trasformarsi così in una discussione politica, più che operativa, centrata sulla validità dello strumento del reddito di cittadinanza invece che sulle possibili modifiche. Draghi ferma il dibattito e taglia corto: “Ne parleremo in sede di discussione della legge di bilancio”. Non un rinvio sine die perché la settimana prossima sarà tempo di chiudere la manovra e questo dato marca anche una certa difficoltà in capo al premier, quantomeno potenziale, perché se fino ad adesso la campagna vaccinale, il Recovery, molto meno il green pass, sono arrivate a sintesi con la protezione della missione nazionale, ora questioni come il reddito di cittadinanza e quota 100 complicano decisamente le cose.

Il rubabandiera è iniziato sul totem grillino, che pochi minuti dopo il Cdm, Giuseppe Conte ha subito collocato nella dimensione puramente politica, rivolgendosi a Salvini e a Giorgia Meloni con un “giù le mani dal reddito di cittadinanza”. L’evoluzione di questo primo round è incerta. A bilancio ci sono già parecchi miliardi per il rifinanziamento del reddito nel 2022. Ma è evidente che se interverranno, come è oramai scontato, delle modifiche all’impianto, la spesa cambierà. Soprattutto questo round si giocherà in contemporanea a quello su quota 100, la misura per l’anticipo pensionistico che scade a fine anno. Qui la direzione di palazzo Chigi è più marcata perché non si pensa a un rinnovo, ma a un intervento sui lavoratori gravosi per evitare un ritorno puro alla riforma Fornero. Ma la Lega si dice pronta a fare le barricate pur di non rinunciare al suo cavallo di battaglia. Poi che i due round si tengano sostanzialmente tra Lega e 5 stelle, che insieme hanno governato e che insieme hanno approvato le due misure oggi al centro dello scontro, è un’altra storia. O forse è la stessa. Solo che gli attori adesso hanno cambiato copione, da alleati a contenditori di bandierine. Una volta potevano convivere, oggi no. Una consapevolezza comune però c’è: questa volta a palazzo Chigi c’è Draghi. E di bandierine il premier non ne vuole sentire parlare. 

L’HUFFPOST

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